Scrive testi da quando era bambino ed è cresciuto ascoltando le sonorità dei rapper di New York, Filadelfia e New Orleans.
Oggi Tullio Costantini ha deciso di raccontare le storie dei ragazzi della sua età nati e cresciuti all’Albuccione, il sobborgo di Guidonia Montecelio, tra case popolari e campi rom.
Il nome d’arte è “Utiz”, acronimo di “Zi’ Tu’”, come la borgata ha ribattezzato questo ragazzone biondo che campa facendo il magazziniere e si sente vivo soltanto facendo rap.
Mercoledì scorso allo stabilimento “ex Bambu” di via Primo Brega a Tivoli Terme, “Utiz” ha registrato il suo quarto video ufficiale dal titolo “Benzema”, un pezzo da club realizzato insieme a “Davi Davi”, al secolo Davide Baldi, operaio di Tivoli, compositore e producer di “Mafia”, “Popo” e “Più vita Freestyle”.
“Esercizi di stile, il meglio deve ancora uscire”, spiegano “Utiz” e “Davi Davi” riferendosi ai primi tre video pubblicati da settembre 2021 ad oggi che hanno superato le 100 mila visualizzazioni su Instagram.
Secondo il rapper di Guidonia, “Benzema” – in uscita prima di Ferragosto – è un brano da discoteca remixato sulla base di “Alors on Danse” del rapper belga “Stromae”, girato in un clima da pool party all’ex Bambu con oltre 150 partecipanti: un pezzo e un video destinati a “fare i numeri” sui Social.
Come e quando nasce “Utiz”?
“Nasce nei miei sogni di bambino, che alle scuole medie ha iniziato a scrivere pezzi e non ha mai smesso, ascoltando e cantando la musica rap di Meek Mill, Lil Wayne e Tupac, fino a Gemitaiz e Marracash.
Questi ultimi due artisti mi hanno fatto scoprire che la musica rap si può fare bene anche in Italia e non soltanto in America.
Ho iniziato a scrivere per timidezza, per sfogo e per voglia di dire la mia, raccontando le esperienze personali e di chi mi sta intorno.
Nel 2019 insieme a Davide ho iniziato questo percorso, durante la pandemia abbiamo provato per mesi e mesi in casa, poi…”.
Poi?
“Poi lui ed Elena, la mia compagna, mi hanno convinto che i pezzi suonavano parecchio e che era giunto il momento di provarci, di vincere l’imbarazzo nello stare sotto i riflettori e di portare il messaggio fuori”.
Quale è il messaggio di “Utiz”? E quanto di personale c’è nei tuoi pezzi?
“C’è molto di me nei miei brani. I primi tre singoli affrontano tematiche sociali di borgate come Albuccione: la piazza, gli amici, il disagio sociale da trasformare in sano divertimento nonostante le difficoltà.
Viceversa “Benzema” è un gioco di parole, è un pezzo estivo e dal ritornello allegro.
Un rapper deve essere bravo a fare anche quello, ma la sua funzione sociale principale resta denunciare i problemi della società e veicolare il messaggio ai più giovani rappresentando qualcosa, qualcuno e sé stesso”.
C’è un brano che ti rappresenta di più?
“Tutti i brani rappresentano me, le mie esperienze ed il mio percorso di vita. I pezzi pubblicati finora sono stati per lo più esercizi di stile, mentre quelli più intimi e introspettivi devono ancora uscire: ci sono pezzi molto personali e altri in cui racconto storie di vita di amici, realtà vissute insieme a loro”.
Scrivi con facilità oppure i pezzi faticano a nascere?
“Dipende dai periodi, di solito scrivo tanto e con facilità. A volte compongo in camera di notte, a volte lo faccio in studio, spesso mi vengono idee in auto, mi fermo e annoto su un quaderno o nelle note del telefonino”.
E’ difficile pubblicare un singolo o un disco?
“Il problema non è pubblicarlo, ci sono i Social e le piattaforme gratuite per farlo. Il problema è l’impegno economico: se si crede in un progetto gli va dato un valore aggiunto per farsi notare rispetto agli altri girando un video con mezzi altamente professionali, per cui servono soldi per pagare studio, mix e master”.
Il futuro ti spaventa?
“Certo che il futuro mi spaventa, mi spaventa soprattutto non poter vivere come dico io, ossia facendo musica.
Credo che se si vuole raggiungere davvero un obiettivo, lo si possa ottenere con impegno e passione.
L’importante è che non siano soltanto parole, ma noi facciamo i fatti”.