I rifiuti a Castel Madama croce e delizia. Croce perché c’è ancora molto da fare, nel senso di impiantistica pubblica per strutture di riciclaggio e compostaggio, delizia perché comunque è elevato il numero dei residenti virtuosi che smaltisce attraverso il “porta a porta”.
Ma resta il problema dello smaltimento dell’umido: Castel Madama è costretta a smaltirlo nel Ternano in una struttura privata. I costi? Elevati se si considera che si va dagli 80 ai 100 euro a tonnellata. A questa spesa va aggiunta quella relativa allo smaltimento della carta e del vetro, sempre da privati.
In passato, inoltre, non è stato finanziato dalla Regione un progetto che prevedeva col vicino comune di Mandela un impianto pubblico di compostaggio che avrebbe fatto risparmiare le amministrazioni nello smaltimento dei rifiuti.
E l’impianto che doveva essere costruito all’inviolata secondo un protocollo di intesa con il comune di Guidonia, non è stato realizzato.
Anche i lavori per l’isola ecologica, interrotti più volte, sono stati ripresi a settembre scorso. L’isola è entrata in funzione a metà maggio 2012 e si trova sopra la galleria della A24. Isola obbligatoria per chi avvia la differenziata.
Il servizio “porta a porta” è iniziato il 15 ottobre 2012, anche se non sono state svolte tutte le operazioni preliminari previste dal contratto vinto dal Consorzio nazionale servizi.
La notizia buona è che in questi primi mesi di raccolta “porta a porta” si sono ridotti del 70% i rifiuti portati nella discarica dell’Inviolata a Guidonia, di proprietà della EcoItalia. Quindi soltanto il 30% della spazzatura indifferenziabile ora finisce in discarica. Ora Ecoitalia fattura al Comune 5-6mila euro mensili, a fronte delle fatture precedenti che oscillavano tra 20-25mila euro.
«Sì, però, non bisogna cullarsi sugli allori – sottolinea Giuseppe Salinetti del Sel, consigliere comunale di opposizione – Si può fare ancora molto per migliorare la raccolta. Dobbiamo porci l’obiettivo di “rifiuti zero” che già molti comuni in tutto il mondo stanno tentando. “Rifiuti zero” è l’orizzonte verso cui dobbiamo incamminarci se vogliamo vivere in un ambiente pulito e sano. E se non vogliamo subire aumenti spropositati».
E precisa: «Innanzitutto, dobbiamo praticare la strada di ridurre gli imballaggi e l’acquisto di oggetti “usa e getta”. In questa direzione è stata una pessima scelta amministrativa quella di non riparare per quasi un anno la fontana pubblica, facendo tornare molti cittadini all’acquisto di acqua in bottiglie di plastica da smaltire».
Comunque, grazie alla petizione popolare sottoscritta da oltre 700 cittadini e all’azione del comitato “Acqua bene comune”, il 7 marzo la fontana in via Caduti di Nassiriya è stata riaperta. Il 5 marzo poi il consiglio comunale ha approvato l’installazione di altre due fontane pubbliche: una tra piazza Garibaldi e via Discesa Empolitana, l’altra nel cortile della Elementare o forse a Monitola.
Inoltre, su proposta dei consiglieri d’opposizione è stato deciso l’acquisto di tre distributori di detersivi alla spina per promuovere anche la pratica di comprare il detersivo sfuso, riempiendo il vecchio flacone di plastica invece di acquistarne uno nuovo. In questo modo i detersivi, a parità di qualità, costano meno sia ai negozianti che ai consumatori: si generano così meno rifiuti, si risparmiano materie prime ed energia per la fabbricazione dei contenitori di plastica, diminuiscono le emissioni di Co2 e l’effetto serra. La pratica dei distributori alla spina si può estendere al latte, al vino, ai succhi di frutta, all’olio e ai cibi secchi, riducendo gli imballaggi di plastica, vetro e cartone.
In secondo luogo si può promuovere una maggiore differenziazione dei rifiuti. Ad esempio sostenendo la proposta di raccogliere a scuola i tappi di plastica, separandoli dalle bottiglie e da altri contenitori di plastica. Ciò stimolerebbe ulteriormente la raccolta e consentirebbe di ottenere maggiori ricavi dai tappi di plastica, che ricevono un contributo più alto dal Conai (Consorzio nazionale imballaggi).
«Andrebbero anche promosse iniziative per recuperare, riaggiustare e riusare una parte dei materiali che vengono portati all’isola ecologica», aggiunge Salinetti.
Tutto ciò pure in vista dell’entrata in vigore della Tares, il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi pubblici indivisibili che a partire da luglio 2013 sostituirà la Tarsu. Le entrate della Tares dovranno garantire la copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilati, lo smaltimento e dei costi relativi ai “servizi indivisibili”.
Come ad esempio l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, la polizia locale e l’anagrafe. Per finanziare i “servizi indivisibili” viene applicata una maggiorazione alla Tares da 30 centesimi al metro quadrato dell’immobile.
Gino Ferretta