Ha dedicato i suoi ultimi anni di vita al senso civico e alla sensibilizzazione dei cittadini verso le tematiche ambientali. Non ce l’ha fatta Vito Lo Russo, si è spento su un letto di ospedale il 17 settembre 2011. Avrebbe compiuto 50 anni il prossimo 12 ottobre. Da tempo lottava contro il diabete e le sue condizioni si sono aggravate all’improvviso. Aspettava da anni un trapianto di reni, ma sapeva che sarebbe stato difficile ottenerlo.
Fino all’ultimo ha lavorato per il “Comitato dei rioni” che aveva fondato, presso l’ufficio Col di Santa Lucia. Qui raccoglieva denunce e segnalazioni da parte dei cittaidni che portava all’attenzione dell’amministrazione.
Non tutti sapevano a Fonte Nuova che Vito Lo Russo era però soprattutto uno dei più importanti produttori e registi di film d’animazione per bambini d’Italia. Di recente aveva riproposto i fumetti animati del mitico programma tv “Gulp! Supergulp!”. Ha lavorato nelle più grandi produzioni mondiali da Spielberg agli altri film d’azione americani.
Nella carriera ha fatto tanta gavetta prima di arrivare. Dopo il diploma all’istituto d’arte Silvio d’Amico, negli anni 70 aveva iniziato come grafico pubblicitario, poi titolista per il cinema, quindi è passato agli effetti speciali lavorando negli studi Dear sulla Nomentana.
Nell’82 si è aperto uno studio di animazione tutto suo, che portava avanti insieme alla moglie.
Tra le animazioni più riuscite in Italia, quella a quattro mani insieme all’amico Manfredo Manfredi, di “Aspettando la banda dello Zecchino”. Tra il ‘96 e il ‘98 ha diretto l’animazione di Lupo Alberto di Silver con 25 persone sotto di lui. Nel 2000 ha prodotto interamente “Kurt in Christmas Eve”, uno dei più riproposti cartoni animati natalizi, con Lello Arena come doppiatore. Dal 2003 è curatore della rassegna “Gulp! Supergulp!”, i mitici cartoni animati televisivi degli anni 70. La mostra itinerante l’ha portata in tutta Italia negli ultimi tempi. Ha lavorato a Londra con Spielberg per gli effetti speciali di “American Tails 2”.
Non tutti erano a conoscenza di questa sua professionalità, perché in questi anni si parlava spesso con le varie amministrazioni di progetti ambiziosi per portare una mostra di fumetti in piazza e nelle scuole, ma poi alla fine non se ne è mai fatto niente.
La maggior parte dei fontenovesi lo aveva conosciuto per l’impegno del comitato dei Rioni. Era nato tutto con le prime proteste in via Monte Bianco, dove abitava con la moglie. Tra macchine a tutta velocità e degrado, aveva cominciato a sollevare il caso. Alcuni cittadini apprezzarono questa iniziativa, fatta anche con una certa creatività: disegni e cartelli fatti a mano. Poi aveva costituito il comitato “Oltre lo zerbino”. Gli obiettivi erano sempre gli stessi: sensibilizzare la comunità contro il degrado ambientale, l’amianto, i rifiuti nel bosco di Gattaceca.
E così nel 2009 il progetto si ingrandì, grazie anche al comandante della Polizia locale dell’epoca Francesco Pandolfi con cui strinse un forte legame. Nacque il “Comitato dei rioni”: ossia l’idea di dividere la città di Fonte Nuova in 17 rioni con un proprio rappresentante. In questo modo si facilitava la cooperazione tra i cittadini dei vari rioni, che magari hanno difficoltà a entrare in contatto tra di loro e con il comune di Fonte Nuova a cui far poi arrivare le varie segnalazioni.
Va detto che nonostante il forte impegno, i risultati che Vito sperava non arrivarono. Un po’ per pigrizia dei cittadini, un po’ perché una volta individuato e segnalato un problema, si trovava troppo spesso a combattere con la burocrazia comunale.
Cambiata amministrazione, il progetto sembrava stesse per chiudere. Vito si era canditato come “indipendente” nelle fila del Partito Socialista, soprattutto per dare una mano a chi si era dimostrato leale con lui in quei due anni. Così una volta cambiata amministrazione e con la vittoria del centrodestra, il progetto sembrò arenarsi. Invece con la sua determinazione, riuscì a convincere il nuovo sindaco Di Buò e l’assessore Maurizio Guccini con cui iniziò a collaborare. Riuscì ad avere una stanza nella sede del Col (centro orientamento al lavoro) e pian piano diventò operativo.
Vito avrebbe voluto fare molto di più. Raccoglieva decine di esposti di cittadini. Fogne a cielo aperto, calcinacci scaricati in piena campagna, buche che assomigliavano a voragini. Sperava di vedere risolto con sollecitudine qualcuno di questi problemi, ma non sempre riusciva a ottenere risposte concrete. Così capitava spesso che si rivolgeva ai giornali. Ne aveva fatto anche uno dei rioni, che realizzava e stampava senza contributi pubblici.
Ultimamente aveva portato avanti due iniziative. La campagna di sensibilizzazione contro l’abbandono degli animali e l’“Aperitico Elettric”, in favore della sensibilizzazione dei cittadini al risparmio energetico e all’uso dei mezzi elettrici
Fonte Nuova – Addio a Vito Lo Russo, paladino dell’ambiente
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