Anni di “attenzioni” particolari su una ragazzina quasi adolescente. Anni delicati per la formazione di qualsiasi minorenne, soprattutto per lei ospitata in una casa famiglia di Guidonia che la doveva proteggere e far crescere lontana dai problemi familiari coi quali aveva dovuto fare i conti fin da piccola.
Sono accuse pesantissime, quelle che hanno spinto il Tribunale di Tivoli a emettere un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un operatore sociale di 50 anni residente in città.
L’uomo è stato arrestato lunedì 11 marzo dai carabinieri della Tenenza di Guidonia al termine di lunghi mesi di indagini e intercettazioni ambientali e telefoniche coordinate dalla Procura della Repubblica di Tivoli.
A carico del 50enne c’è sicuramente l’accusa della ragazzina, una dodicenne inserita da tempo nella casa famiglia di Guidonia. Racconti ritenuti circostanziati e attendibili dagli inquirenti, che parlano di notti trascorse a cercare di prendere sonno con la paura di essere “toccata” di nuovo. Sarebbe andata avanti così addirittura per anni, quando il 50enne restava da solo a prendersi cura degli ospiti della struttura d’accoglienza, almeno fino a quando la ragazzina si è confidata con la famiglia.
A quel punto è scattata la denuncia all’Arma e la dodicenne trasferita in un’altra struttura protetta tra la sorpresa dei colleghi dell’indagato e dei vertici della casa famiglia in cui lavora da tempo. Mercoledì 13 marzo l’uomo, difeso dall’avvocato Dario Amato di Roma, è stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Tivoli che gli ha confermato la misura restrittiva dei domiciliari.
“Il mio assistito – spiega il legale – si ritiene innocente e faremo di tutto per dimostrarlo e smentire coi fatti i racconti della ragazza. Di sicuro le intercettazioni ambientali e telefoniche sono risultate negative. E’ anche nostro interesse un approfondimento delle indagini, per questo chiederemo nuovi accertamenti e il confronto di più testimoni.
Secondo l’avvocato Amato non ci sono riscontri oggettivi ai racconti dell’adolescente. “La ragazza riferisce di un lasso di tempo durato anni in cui sarebbe stata molestata – aggiunge il legale – A tal proposito produrremo la documentazione che testimonia e dimostra che in alcuni casi il mio assistito non era presente in casa famiglia perché ammalato, in altri non dormiva da solo ma erano presenti alcuni suoi colleghi”.
Insomma, per la difesa non coincidono i racconti con turni e orari di lavoro. “Non c’è stato nulla di nulla – conclude l’avvocato Amato – va accertata e acquisita la documentazione psicologica della bambina in attesa dell’incidente probatorio. La presunta vittima è stata sentita una sola volta e secondo noi è stata piuttosto generica, ma la Procura ritiene che sia stata esauriente. Tant’è che il Gip non se l’è sentita di procedere con una misura più pesante come la detenzione in carcere”.
Marcello Santarelli