La legge parla chiaro. Un amministratore pubblico deve astenersi dal votare un provvedimento in cui sia direttamente coinvolto ed è compito del consiglio comunale – e non della giunta – deliberare una variante urbanistica.
Le regole per gestire la cosa pubblica non devono essere granché chiare a Eligio Rubeis, sindaco di Guidonia Montecelio dal 2009, da trenta anni stimato architetto del territorio. Una doppia veste che lo ha “ficcato” in un bel conflitto d’interessi nella questione “Pizzarotti”, il piano integrato da 425 nuovi appartamenti meglio noto come “La Collina del Sole” della Cer Immobiliare srl di Bartolomeo Terranova per conto del quale Rubeis è stato tecnico delle strutture e dei calcoli statici nell’ambito della stessa lottizzazione.
Sarà per distrazione o per errore, fatto sta che il sindaco è arrivato a votare insieme alla sua giunta il via libera a opere di urbanizzazione non previste nel progetto iniziale, addirittura espropriando i terreni dei confinanti a loro insaputa e facendo “risparmiare” a Terranova un depuratore da due milioni di euro.
Una serie di atti che il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha “bollato” come illegittimi, condannando l’Ente a pagare le spese legali alla parte lesa. Si tratta del Consorzio Edilizio Inviolata, la srl amministrata dall’imprenditore Paolo Morelli, ex assessore ed ex segretario de La Margherita, e di cui sono soci il latifondista tiburtino Carlo Filippo Todini e il romano Egidio Rossini.
Con la sentenza 3597 pubblicata martedì 9 aprile i giudici della Sezione Seconda Ter hanno annullato nell’ordine le delibere 204 del 7 luglio 2011 e 226 del 20 luglio 2011 con le quali la giunta riapprovò il progetto esecutivo della fognatura della “Pizzarotti”, il progetto e il piano particellare d’esproprio dei terreni a destinazione agricola del Consorzio Edilizio Inviolata coltivati da Velio Contu, oltre al permesso di costruire numero 27 dell’8 febbraio 2011 per realizzare le opere di urbanizzazione.
Il collegio presieduto da Maddalena Filippi ha accolto quasi in toto il ricorso presentato dal Consorzio il 3 novembre del 2011.
A parere dei giudici, le delibere 204 e 226 sono state di fatto revocate dalla numero 333 del 10 novembre 2011, prima ancora che dalla 92 del 6 aprile 2012, un atto – quest’ultimo – che riapprovò il progetto esecutivo dichiarando la pubblica utilità del collettore da mezzo milione di euro destinato a far confluire gli scarichi della lottizzazione di via Casal Bianco al depuratore del Centro agroalimentare romano di via Tiburtina a Setteville.
Su un punto i giudici non hanno dubbi. Eligio Rubeis ha violato le prescrizioni dettate dall’articolo 78 del Decreto legislativo 267 del 2000: la situazione di incompatibilità e il palese conflitto d’interessi gli avrebbe dovuto suggerire di astenersi dal partecipare alle sedute di giunta e votare.
Il collegio è stato categorico anche su un secondo punto, citando l’articolo 42 del Decreto 267/2000 e i dettami del Consiglio di Stato: la giunta può soltanto approvare un progetto preliminare di un’opera pubblica, a meno che ci sia di mezzo una variante allo strumento urbanistico e allora è materia di consiglio comunale.
E’ il caso del terreno a destinazione agricola primaria di Morelli e Todini, attraversato dal collettore fognante ultimato il 6 agosto 2012. Proprio per il fine lavori il Tar ha deciso che il Comune dovrà restituire a Morelli e Todini l’area interessata al passaggio della fogna dopo averla rimessa in pristino compatibilmente con l’intervento realizzato.
E il risarcimento richiesto dal Consorzio Edilizio Inviolata? Il danno – sostengono i giudici – non è stato né individuato tantomeno quantificato.
L’unica “consolazione” per ora sono i duemila 500 euro di spese di giudizio: pagano i contribuenti.
Marcello Santarelli
Espropriati Morelli e Todini per “pubblica utilità”
S’è preso la terra per scaricare al depuratore del Car
L’eventualità di non realizzare il depuratore era già stata ipotizzata dalla convenzione del 28 febbraio 2008 sottoscritta fra l’allora dirigente all’Urbanistica Stefania Mastropietro e Terranova davanti al notaio Luigi Pocaterra.
Tuttavia l’atto specificava che la costruzione dell’impianto per lo smaltimento delle acque nere era subordinato al parere di Acea Ato2. Se non fosse che mentre nel 2009 la spa era convinta che il depuratore del Car non fosse in grado di ricevere la portata della “Pizzarotti” il 29 aprile 2010 era tornata sui suoi passi e l’anno dopo aveva ribadito il concetto, prescrivendo alcuni accorgimenti tecnici.
A quel punto l’8 febbraio 2011 il Comune rilasciò il permesso numero 27 a Terranova, che subito dopo richiese all’Ente un provvedimento d’urgenza per realizzare il collettore. Da quel momento in poi gli uffici “misero le ali”.
Progetto riapprovato tra il 7 e il 20 luglio 2011 con tanto di esproprio ai danni di Morelli e Todini, che di vedere chiudere la partita con 22 mila 375 euro – 5.298 per l’esproprio, 11.779 per l’occupazione temporanea, 5.298 d’indennità all’affittuario Contu – non piacque affatto. Per questo, dopo il ricorso al Tar del 3 novembre la giunta prima annullò le due delibere per approvare nuovamente l’opera con la delibera 92 il 6 aprile 2012.
Nel frattempo il 24 gennaio dell’anno scorso il dirigente all’Urbanistica Umberto Ferrucci aveva rilasciato a Terranova l’agibilità per il fabbricato residenziale C3 ultimato e dotato – almeno sulla carta – pure di imbocco in fogna. Imbocco in fogna che risulta anche nell’agibilità rilasciata il 9 ottobre scorso per un secondo fabbricato di via Quasimodo 3 con tanto di collettore allacciato al Car.
Eppure, il 2 agosto 2012 il Tar col decreto cautelare 2880 aveva ordinato al Comune di sospendere l’esecuzione sia dell’ordinanza 267 del 20 luglio con cui Ferrucci autorizzò l’occupazione d’urgenza delle aree di Morelli, sia l’avviso di immissione in possesso del 23 luglio. Secondo i giudici c’erano tutti i presupposti di estrema gravità ed urgenza per bloccare i lavori. Ma il 6 agosto la fogna era già ultimata.
(ma. sa.)