Capena – La città piange Lorenzo Cesari. L’addio all’arbitro amato da tutti

Capena piange Lorenzo Cesari. L’arbitro dallo sguardo buono e sempre pronto al sorriso non ce l’ha fatta a vincere contro un destino beffardo che per due mesi lo ha tenuto in ospedale in agonia. Una disperata lotta tra la vita e la morte a seguito di quello che doveva essere un banale intervento chirurgico. A soli 38 anni lascia la moglie Agnese e una comunità, quella dello sport, affranta dal dolore. A piangere Lorenzo è un mondo intero, quello dello sport amatoriale a cui “Lollo” si è dedicato fino alla fine. Una passione, come quella per la Roma, diventata un vero e proprio stile di vita. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto che sarà difficile colmare, forse impossibile. Lorenzo non era solo il vicepresidente dell’associazione sportiva dilettantistica “Arbitri Sport Italiani” né solo il designatore arbitrale d’Elite. Era, e lo è stato per tanti anni, un punto di riferimento per i molti giovani che si sono avvicinati al mondo del calcio con il sogno di indossare fischietto e giacchetta nera, di provare l’esperienza da arbitro prendendo esempio e ispirazione proprio dalla passione che sapeva trasmettere Lorenzo nei suoi racconti, nei suoi consigli, nei suoi insegnamenti. Ed evidentemente non è un caso se il campionato provinciale d’Elite sarà intitolato proprio a Lorenzo. Probabilmente è la prima volta che un torno di calcio venga intitolato ad un arbitro, per giunta su indicazioni di giocatori e società che ben conoscevano il designatore e il dramma che stava vivendo negli ultimi due mesi.
Tra i tantissimi amici che si stringono al dolore di Agnese e della famiglia di Lorenzo, Americo Scatena, 43 anni, fondatore e presidente dell’associazione “Arbitri Sport Italiani” di Fonte Nuova è tra quelli che lo conoscevano meglio e con cui ha condiviso tanti anni di vita.
“L’ultima volta che ho parlato con Lorenzo – racconta Americo, trattenendo a stento la commozione – è stata la domenica prima della sua scomparsa. Sono andato a trovarlo in ospedale, in quell’occasione mi ha stretto la mano, abbiamo parlato della Roma, lui era tifosissimo, e abbiamo scherzato sull’arrivo di De Sanctis in giallorosso. Lorenzo riusciva a parlare solo con il labiale, era stato sottoposto ad una trachetomia. E’ riuscito a dire soltanto un paio di parole, ha trovato la forza per dire “ti amo” alla moglie Agnese. Solo questo. Tutte le volte che andavo a trovarlo gli portavo delle lettere che scrivevo per lui. All’ultimo incontro l’ho salutato dicendogli di sbrigarsi ad uscire dall’ospedale che dovevamo goderci la nostra meravigliosa amicizia”.
Un saluto a cui Lorenzo ha potuto rispondere solo con un sorriso, lo stesso visto in tanti anni di amicizia, di risate e avventure sui campi di calcio e oltre. Se è vero che le migliori amicizie possono nascere tra i banchi di scuola, quella tra Lorenzo e Americo è scoppiata durante le lezioni da arbitro. Americo era il docente, Lorenzo l’allievo. Tra i due un’intesa e una stima reciproca che non li avrebbe mai più abbandonati.
“Lollo ha iniziato ad avvicinarsi al mondo arbitrale quando giocava ancora come calciatore. Era il 2003 quando l’ho incontrato ad un corso di formazione per arbitri organizzato dall’associazione “Arbitri Sport Italiani” e dove io facevo da docente. Da lì a poco ha iniziato la sua carriera da arbitro e devo dire, senza falsa retorica, in campo era eccezionale, così come nella vita di tutti i giorni. Fino ad un paio di anni fa arbitrava ancora ed è stato direttore di gara anche in palcoscenici importanti. Mi ricordo la finale scudetto delle Associazioni Sportive e Sociali Italiane nel 2006 a Messina, una bellissima esperienza”.
“Parlare di Lollo – aggiunge Americo -, per me è come parlare di un fratello. Io ho due figli, e quello di quattro anni si chiama Lorenzo in suo onore. Un piccolo omaggio che ho voluto fare ad una persona così buona e onesta come ce ne sono davvero poche. Non a caso Lorenzo era conosciuto e stimato da tutti, un punto di riferimento per tantissima gente, da Mentana a Monterotondo, da Fiano a Capena dove era stato anche allenatore di calcio per il settore giovanile. Adorava in maniera smisurata stare con i bambini”.
Appesi scarpini e fischietto al chiodo, Lorenzo ha voluto intraprendere la carriera da dirigente ed in poco tempo è diventato responsabile del comitato provinciale di Roma dell’Asi, l’ente di promozione sportiva, e designatore arbitrale d’Elite. “Nell’associazione Arbitri Sport Italiani – precisa Scatena – invece era vicepresidente dal 2005, lo avevo scelto proprio io”.

Sua moglie Agnese e il mondo del calcio erano le passioni più grandi di Lorenzo. “Per lui l’arbitraggio era più di una passione – racconta Americo -, era una vera e propria scuola di vita. Raccontava sempre di come lo aveva cambiato l’esperienza dell’arbitraggio. Gli aveva portato molto equilibrio, era diventato più maturo, più responsabile. Diceva sempre così. Grazie al suo impegno e alla passione che sapeva trasmettere, tanti giovani hanno iniziato a fare gli arbitri. Li ha visti crescere e diventare uomini responsabili. Lorenzo voleva bene a tutti e tutti volevano bene a lui. Nella relazione di fine stagione che ho fatto da dirigente nazionale ho parlato di Lorenzo come l’arbitro più forte che abbia mai avuto. A settembre è stato lui a consegnare un gagliardetto dell’associazione ad Alemanno ed a Zeman che lui considerava come un maestro. Un incontro che lo ha riempito di gioia”.

E il mondo del calcio si è subito mobilitato per far sì che la stella di Lorenzo continui a brillare attraverso la sua memoria: “Oltre all’intitolazione del campionato provinciale d’Elite, evento più unico che raro per un arbitro, ci saranno tanti modi per ricordare Lorenzo. Ogni anno – prosegue Scatena – il giorno del suo compleanno il 17 aprile, organizzeremo un memorial di calcio. Inoltre anche la sezione arbitri dell’Asi, sia a livello nazionale che provinciale, sarà dedicata a Lorenzo. Tutto perché lui possa essere un esempio soprattutto per i più giovani”.

(m.c.)

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