La lettera di licenziamento, dopo 20 anni di servizio e di attaccamento alla divisa, gli era arrivata a fine ottobre mentre era a letto con i tendini rotti per un infortunio che si era procurato mentre andava a lavoro. Era finito, senza tanti complimenti, nella lista dei 53 colleghi guardie giurate della Delta Valori per cui il futuro significava prima la mobilità e poi la perdita del posto di lavoro. Per Silvestro Guidi era stato un brutto colpo, la mazzata definitiva.
Così, la mattina di venerdì 13 dicembre, si era recato senza dire niente a nessuno nella piccola casa della famiglia paterna ad Anguillara Sabazia. E’ stato lì che Guidi si è tolto la vita con un colpo di arma da fuoco, la stessa portata nel cinturone per svolgere quel lavoro che lui amava ma che, alla fine, gli aveva voltato le spalle. Quello della guardia giurata eretina è l’ennesimo suicidio di un dipendente di una società di sicurezza privata a seguito dalla perdita del lavoro.
Originario di Roma, Silvestro Guidi – che lascia la moglie e due figli – viveva a Monterotondo dal 1996. Avrebbe compiuto 48 anni il 15 dicembre, giorno in cui gli amici, i parenti e i tanti colleghi hanno dovuto piangerlo nell’ultimo saluto che si è tenuto alla chiesa della Collegiata ad Anguillara.
Il 47enne era uno che il mestiere lo sapeva fare e lo sapeva fare bene. Era uscito indenne e sempre più attaccato alla divisa in questi 20 anni di lavoro, in cui aveva dovuto affrontare più di una crisi aziendale in un settore di per sé delicato e con regole che sembrano diventare sempre più lasche.
Guidi era entrato in servizio con Mondialpol sui furgoni blindati, poi l’azienda aveva ceduto il “ramo” dei porta valori e così il 47enne era passato dalla Fidelitas. Dopo cinque anni un’altra crisi, un’altra cessione di ramo d’azienda e, dopo un periodo di cassaintegrazione, era passato in Deltapol. Poi ancora una scissione, parte della Deltapol diventa Delta Valori e per Guidi e i suoi colleghi ecco l’ennesima crisi da affrontare, ogni volta vedendo azzerati gli scatti di anzianità e quindi diminuire lo stipendio. Poi il 25 settembre scorso in manette finiscono dieci persone, a seguito di una lunga indagine effettuata dalla Guardia di Finanza e coordinata dai Pm di Torino, con perquisizioni a tappeto in tutta Italia per una presunta evasione fiscale da milioni di euro.
Tra cui questi c’è l’imprenditore titolare della licenza prefettizia della Delta Valori. Ma a rimetterci erano stati i lavoratori, perché alla società era stata successivamente revocata la licenza e i servizi erano stati acquisiti da un’altra impresa. Un accordo sindacale di fine ottobre aveva “salvato” una sessantina di persone ma, tra queste, non era rientrato il 47enne di Monterotondo. Un colpo durissimo per lui, che alla divisa ci teneva e per il quale il lavoro era tutto.
“Era un uomo per bene,un ottimo compagno di lavoro attaccato a quello che faceva e alla sua famiglia”, racconta Stefano Iavarone, in servizio con il 47enne per 5 anni. Con lui Iavarone aveva affrontato anche una rapina con tanto di conflitto a fuoco, mentre erano in servizio al centro commerciale Parco Leonardo. “Siamo riusciti a sventarla e lui era stato molto coraggioso. Mi mancherà”. Guidi se l’era vista brutta un’altra volta, un anno dopo, dove si era trovato a fronteggiare una rapina all’Ifo di Roma.
Nonostante questo e i travagli societari l’uomo era riuscito a mantenere intatta la voglia di lavorare. Per il suo impegno e dedizione era stato ripagato con il benservito, proprio mentre era bloccato a letto per la rottura dei tendini e in pieno infortunio sul lavoro. Un altro “macigno” insomma, che lo teneva immobilizzato e impossibilitato a muoversi liberamente per darsi da fare e cercare un altroimpiego. Tutto aggravato dalle condizioni di salute del padre, a cui era molto. Poi venerdì è uscito senza dire niente a nessuno e non è più tornato.
La rabbia della moglie Anna: “Basta con queste tragedie”
“Va ridata dignità a lavoro. Queste tragedie non si devono più ripetere”. Anna, la moglie di Silvestro Guidi con il quale era sposato dal 1996, si è imposta di mantenere i nervi saldi e di tenere duro. Nella sua voce e nelle sue parole, però, c’è rabbia.Tanta rabbia. “Parlare e farlo su un giornale mi sembra inutile, perché poi tutto passa e se ne va via col vento. E’ successo con gli altri colleghi di mio marito che si sono tolti la vita e, temo, succederà anche con la storia di Silvestro. Se ne parla per un po’ e poi tutti se ne dimenticano. Ed è questo a fare ancora più rabbia”.
Dopo la notizia del licenziamento, la famiglia si era stretta intorno a Guidi, facendogli sentire il proprio appoggio e il sostegno che serviva per affrontare una situazione sicuramente difficile. Purtroppo non è bastato.
Vincenzo Del Viario, segretario Savip: “In questo far-west servono più controlli”
“Un altro collega mi ha appena mandato un messaggio. E’ malato e in mobilità. Dopo quello che è successo a Silvestro mi ha scritto che ha paura di compiere lo stesso gesto”.
L’aria che tira è pesante e Vicenzo Del Vicario, segretario del sindacato Savip, lo sa. Nelle storie di società che cedono rami di azienda, vendono servizi e mandando in mobilità i propri lavoratori, a rimetterci sono sempre i dipendenti.
“E’ una corsa a ribasso, un vero far west di regole che vengono sempre più assottigliate e di controlli che saltano. Servono più verifiche e più rigore in questo settore. A rimanere a spasso sono poi i dipendenti che, se vengono ripresi dopo la mobilità o da altri ammortizzatori sociali, devono rinunciare agli scatti di anzianità, che valgono centinaia di euro su stipendi di certo non ricchi. Così bisogna ammazzarsi di straordinari e andare avanti a testa bassa – spiega ancora
Del Vicario – Guidi era un brav’uomo e un ottimo collega e credo che sia necessario dare voce a questa vicenda, senza farla finire in sordina con il rischio di essere dimenticata. Abbiamo partecipato al funerale. Domenica abbiamo partecipato al funerale e alla famiglia rivolgiamo tutta la nostra vicinanza”.