Il progetto dell’ecodistretto
Il già preesistente impianto di proprietà dell’AMA, secondo il progetto contestato dai manifestanti, verrà ampliato per accogliere ben 400mila tonnellate di rifiuti all’anno. Una cifra esorbitante per un ecodistretto che si vorrebbe creare a due passi dal centro abitato, già in rivolta contro gli odori nauseabondi provenienti dall’impianto. In questa maniera, inoltre, la già precaria mobilità della zona subirà un brusco peggioramento per permettere il transito di tutti i camion diretti allo stabilimento.
(foto di Antonio Muzzone)
Le proteste dei comitati e dei cittadini
“L’ecodistretto non minaccia soltanto la nostra salute, ma anche il valore delle nostre case – tuona dal megafono Daniela Ferdinandi, del comitato No Discarica di Castelverde -. Ed allora perché dobbiamo rimetterci in salute ed economicamente?”. “Non vogliamo diventare la pattumiera della Capitale – afferma Claudio Aprilanti, presidente del comitato di quartiere Villaggio Prenestino -. La nostra zona dista neanche un chilometro dall’impianto, i residenti si lamentano continuamente dei cattivi odori”. Basta un po’ di vento, infatti, che i miasmi si propagano nei diversi quartieri della periferia est come Borghesiana, Ponte di Nona, Castelverde e Prato Fiorito. “L’estate non siamo liberi di invitare le persone a cena o stare in giardino, siamo costretti a stare a casa con le finestre chiuse”, afferma Federico Verdicchio del comitato di Colle Degli Abeti.
Eppure, come ci tengono a precisare gli abitanti di Corcolle, appena tre anni fa si era riusciti a scampare alla minaccia di una discarica nel quartiere, a due passi dal borgo di San Vittorino. Che sia l’inizio di una nuova battaglia?
l.l.g.