Quarantadue anni, operatore sociale, Dario Alaimo dieci anni fa si è trasferito a Locarno in Svizzera, nel Canton Ticino, anche se a Mentana continuano a vivere molti suoi parenti ed è comunque conosciuto. Ha due figlie e lavora come operatore sociale nell’ambito della tossicodipendenza.
L’impresa siberiana risale all’inverno 2013 e non è l’unica di questo genere da parte del mentanese con la passione per le spedizioni estreme.
Come si è allenato per questa impresa e chi l’ha aiutata?
“Sono uno sportivo, ma non un super atleta. Partecipo a qualche mezza maratona e faccio alpinismo, in particolare sul Cervino in inverno per la cresta Hornly. Per allenarmi mi ha aiutato e “sopportato” il mio amico di Biasca Luca Ruffa, salendo di notte dopo il lavoro le piste di sci di Airolo con le pelli di foca, poi ho fatto qualche camminata e corsa tra Locarno/Biasca; Locarno/Roveredo; Locarno/confine Italia e ritorno; Locarno/Cevio e ritorno con circa 40 chilometri a tratta. Il mio amico mi ha anche prestato del buon vestiario perché questa piccola spedizione è stata autofinanziata e infatti l’ho soprannominata la “Spedizione dei poveri”. Altri amici mi hanno prestato IPod, macchina fotografica, eccetera. Le scarpe che ho usato sono scarpe svedesi da corsa sul ghiaccio (Icebug), le ho indossate con le calze da donna per il caldo che mi facevano”.
Cosa l’ha spinta a compiere questa avventura?
“La spinta è quella passionale, volevo fare un’esperienza autonoma e solitaria di questo genere. Un sogno che cullavo da tempo”.
Ci racconti la spedizione.
“Sono partito per la Siberia l’8 febbraio 2013. Ho attraversato da solo circa 230 chilometri della superficie ghiacciata del Lago Baikal in cinque giorni camminando dalle 8 alle 12 ore al giorno, trainando una slitta di 50 chilogrammi e chiedendo ospitalità a uomini solitari che vivono in baite senza auto né telefoni e le temperature medie che andavano da -30 a -40. Abbiamo incontrato anche due pescatori di frodo che tiravano su pesci con una rete da un buco nel ghiaccio. È stato meraviglioso! È esploso anche un asteroide e il ghiaccio sotto ai piedi ha tremato come un terremoto. Il lago Baikal, nella Siberia Meridionale è lungo circa 600 chilometri e largo 80. Esiste una collaborazione scientifica col lago Lemano della Svizzera francese. D’inverno si trasforma in un mare di ghiaccio nero e trasparente. Si vede il fondo nero, lo chiamano ice black, ma non mancano zone ricoperte di neve che ti costringono a lunghi zig zag per entrare nei corridoi di ghiaccio senza neve”.
Cosa ricorda con maggiore emozione di quella spedizione?
L’obiettivo della missione è stato raggiunto?
“Sono partito da Sud a Listvianka e volevo arrivare a Nord dall’altra parte del lago a Severobaikalsk, ma mi sono fermato a metà perché da lì in poi avrei dovuto contare solo su me stesso in caso di aiuto. Invece il mio contatto russo Alexander, in teoria, sarebbe dovuto intervenire col suo furgoncino viaggiando sul ghiaccio in caso di bisogno. Comunque va bene così, ho vissuto emozioni e conosciuto persone meravigliose e umili. Continuare sarebbe stata una inutile forzatura”.