L’11 marzo arriva un nuovo parere negativo dal Ministero dei Beni culturali, sempre per il vincolo paesaggistico, ritenendo nulla l’Aia (autorizzazione impatto ambientale) concessa all’azienda di Manlio Cerroni, Ambiente Guidonia srl, nel 2010, perché priva dei pareri delle Sovrintendenze. Tutto fermo, ancora. Tanto che la dirigente regionale, Flaminia Tosini, decide di inviare il “faldone della questione Inviolata” negli uffici del Consiglio dei Ministri. Tocca a Matteo Renzi decidere le sorti del Tmb guidoniano? Apparentemente si. E la sensazione è che questo sia il tentativo estremo di bypassare l’istituzione della conferenza dei servizi con una decisione perentoria che dovrebbe arrivare direttamente da Palazzo Chigi.
“Il comune ha ribadito la posizione mantenuta nella precedente conferenza dei servizi – piega Morena Boleo, assessore all’Ambiente di Guidonia – ovvero quella di mantenere i termini della convenzione firmata nel 2010 e di concedere una tariffazione più puntuale per i comuni che utilizzeranno il tmb con una raccolta differenziata almeno del 50%”.
Una storia infinita quello dell’impianto di Cerroni. Dopo il sequestro avvenuto nel 2014 da parte della Forestale per il sesto invaso della discarica ma anche per il Tmb, il 17 luglio 2015 la direzione regionale aveva dato il via libera e approvato l’istanza di variante non sostanziale del progetto originario presentata dalla società. Poi il passaggio obbligato alla conferenza dei servizi del 16 settembre, conclusa anch’essa con un nulla di fatto.
Dopo il primo collaudo effettuato lo scorso 17 dicembre, il comune di Guidonia ben sperava, con Andrea Di Palma che, in quell’occasione, ricordava i benefici economici in arrivo per le casse comunali: 1,5 milioni di euro recuperati da una parte attraverso lo sconto del 15% sulla tariffa per Rsu (rifiuto solido urbano), dall’altra per le entrate provenienti dal contributo ambientale che Colari ottiene dagli altri comuni per il conferimento nel tmb e che spetta in parte al comune di Guidonia (da un 15% al 20%) come ristoro del danno ambientale.
Ma come funzionerebbe questo impianto? Il Tmb tratterebbe solo rifiuti indifferenziati provenienti dalla zona della Valle dell’Aniene, come indicato dall’accordo siglato tra Comune, Regione e Colari, ancora vigente, nel 2010. Non esisterebbe il pericolo “monnezza Capitale”, perché per la Regione, Roma deve restare autonoma e gestire i rifiuti con gli impianti di cui dispone, con parte della produzione inviate nelle regioni del nord Italia, soprattutto in Emilia Romagna.
L’impianto, rispetto a quando fu elaborato il primo progetto, avrebbe una capacità di trattamento di circa 100mila tonnellate all’anno, contro i 180 mila originari, proprio perché si tiene in considerazione l’aumento della raccolta differenziata avviata in tutti i 49 comuni che lo utilizzerebbero. Saranno due le linee principali di trattamento: l’indifferenziato e l’organico. Con il primo l’impianto tritovaglierà e stabilizzerà i rifiuti formando Cdr (conosciute anche con il nome di “eco balle”) destinato ai termovalorizzatori (al momento attivi in regione sono quelli di Colleferro e San Vittore, ma sarà la Colari a prendere accordi direttamente, anche fuori regione visto che è consentito dalla legislazione nazionale attualmente). Il secondo tratterà la frazione umida, l’organico, ma anche i rifiuti verdi provenienti da sfalci e potature, con l’obbiettivo di produrre il compost (utilizzabile anche in agricoltura).
Ve. Al.