“Fare teatro è amare la vita – dice attraverso una nota stampa il presidente della San Babila, Gennaro D’Avanzo -. Divulgare il teatro è rispetto, un atto dovuto per i cittadini che ora si vedono privati dell’unica struttura culturale rimasta in città dopo la chiusura dell’auditorium. Noi non possiamo permettere che le nostre promesse diventino fumo. Abbiamo un dovere morale nei confronti del pubblico, nei confronti delle compagnie che hanno impegnato la stagione.”
Dopo l’approvazione del cartellone teatrale del 13 maggio e la successiva conferenza stampa di presentazione della programmazione teatrale di giugno, mercoledì 28 settembre è arrivata la missiva con la quale “il commissario Marani impone l’obbligo di interruzione di qualsiasi operazione di avvio della stagione entrante”.
L’associazione si è opposta con i suoi avvocati, chiedendo un incontro in Comune per trovare una soluzione.
E pensare che il Teatro Imperiale fu inaugurato, in pompa magna, solo 3 anni fa dopo quattro anni e mezzo di lavori di restauro e due milioni di euro di fondi comunali e provinciali. Da allora per il Comune ha rappresentato solo un costo e accumulo di debito. Porte chiuse quindi dopo sole due stagioni.
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