(foto ripresa dal Tiburno)
di Annamaria Iantaffi
Nulla dura per sempre, recita il detto.
E mai fu più azzeccato che in questa circostanza: i figli dei tre fratelli Errede non vogliono continuare a vendere abbigliamento, come hanno fatto prima di loro i genitori, il nonno, il bisnonno e il bis-bisnonno, quindi nel secondo fine settimana di settembre chiuderà ufficialmente
La Casa del Corredo che è a Monterotondo Scalo.
La tradizione del commercio per gli Errede ha avuto inizio con il trisavolo Nicola, merciaio di Noicattero, un comune in Provincia di Bari, per continuare con il figlio Vito Domenico. Il giovane pugliese è partito in cerca di fortuna negli anni Venti per approdare a Torrita Tiberina; lì ha conosciuto quella che sarebbe diventata sua moglie, Corina Farinda, e ha aperto un negozio per la vendita di tessuti a metraggio, attività che accompagnava alla vendita nei mercati rionali nei comuni delle zone limitrofe. Vito Domenico acquistava nelle fabbriche di Bergamo e Prato tessuti in stock, poi li rivendeva con un sistema ingegnoso: aveva commissionato la vendita a commessi muniti di bicicletta che proponevano i suoi prodotti porta a porta nei paesi circostanti. Dei suoi due figli, uno è rimasto a gestire il negozio, mentre l’altro, Giacomo, si è trasferito a Monterotondo nel 1956, dopo aver lavorato come ambulante e aver terminato la costruzione della palazzina in Via Nomentana, allo Scalo, dove sorgono la casa e di famiglia e i locali de La Casa del Corredo.
La licenza per l’apertura di un negozio stabile è stata rilasciata nel 1962 dal Comune di Monterotondo a sua moglie, Leda Pozzi, che da quel momento ha allargato il business alla vendita di confezioni da donna, da uomo e di biancheria per la casa. Crescendo, i tre figli Piervito, Maurizio e Carla l’hanno aiutata nelle vendite, fino a che nel 1988 hanno gestito il negozio in esclusiva. Piervito era molto versato nella scelta dei prodotti e racconta così la politica del negozio: “Abbiamo basato la nostra attività sempre sulla qualità delle merci e sui prezzi convenienti, infatti siamo arrivati ad avere oltre 5.000 clienti tesserati e assidui, sparsi in un raggio di 50 chilometri, che ottenevano uno sconto presentando la tesserina del negozio. Oggi centri commerciali, vendite online ed empori cinesi hanno distrutto il mercato del commercio al minuto, per questo noi stessi abbiamo sconsigliato ai nostri figli di continua e con l’attività: lo dico con rammarico, ma credo che il futuro della vendita sia online”.
La filosofia di vendita degli Errede si basava sul rispetto del cliente, “che aveva ragione anche quando aveva torto”, aggiunge Piervito, il m aggiore dei fratelli, “e noi cambiavamo la merce anche se non era fallata: volevamo fidelizzare i nostri clienti. Mi appassionava tutto di questo lavoro, sono cresciuto da commerciante accanto ai miei genitori, mentre mia sorella Carla, essendo la minore, era necessariamente meno coinvolta. Amo soprattutto la gestione, mio fratello Maurizio era più attratto dalle vendite e non abbiamo mai assunto commessi ad aiutarci, perché volevamo fare tutto da soli. E poi avevamo paura che nessuno avrebbe potuto tenere ai nostri affari come noi, non volevamo rischiare magari con la disattenzione di un commesso di perdere un cliente; né, tantomeno abbiamo mai pensato ad un franchising”.
Piervito già pregusta il suo futuro da pensionato, dedito alla casa, al tennis, alla motocicletta (passione che condivide con suo fratello Maurizio) al giardino e a Flavio, il nipote che è arrivato sette mesi fa.