L’economia del Lazio rispecchia grosso modo la situazione nazionale. Secondo il rapporto della Banca d’Italia, nel primo semestre del 2020, sulla base dell’Indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dall’istituto, l’attività economica regionale si sarebbe contratta di 10,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in Italia dell’11,8%. A sentire le previsioni della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), nel 2020 il PIL del Lazio diminuirebbe poco meno della media italiana e le valutazioni di Unindustria, basate su dati dell’istituto Cerved, indicherebbero che in regione il calo del fatturato delle imprese nel 2020 sarebbe dunque analogo a quello medio nazionale.
Gli effetti si fanno sentire soprattutto sui settori di alberghi, ristoranti, commercio al dettaglio: su questi pesa la marcata flessione delle presenze turistiche, soprattutto dei visitatori stranieri che a settembre scorso erano appena l’8% di quelli segnalati a settembre 2019. Nell’industria sono calate le esportazioni, mentre segnali positivi sono emersi per il settore edile, anche grazie alla ripresa delle opere pubbliche. Tuttavia, il calo della domanda e le incerte prospettive di ripresa si sono riflessi sui programmi di investimento delle aziende, che sono stati ulteriormente rivisti al ribasso.
Nella prima parte dell’anno, la domanda di credito delle imprese, in aumento a causa dell’ingente fabbisogno di liquidità emerso con l’emergenza sanitaria, è stata soddisfatta grazie a condizioni di offerta più distese, favorite dalle misure governative (moratorie e garanzie sui nuovi prestiti) e dall’orientamento più espansivo della politica monetaria. La crescita dei prestiti è stata ampia per tutte le dimensioni aziendali; per le imprese maggiori l’aumento ha riflesso anche alcune operazioni straordinarie di grandi gruppi pubblici e privati.
Nel mercato del lavoro l’occupazione è calata dell’1,4%, in misura più marcata nei comparti dei servizi commerciali, dell’alloggio e della ristorazione, nonostante il blocco dei licenziamenti e il potenziamento degli ammortizzatori sociali che ne hanno rallentato la caduta. La riduzione del numero degli occupati ha riguardato soprattutto quelli alle dipendenze a tempo determinato, i giovani, le donne.
Le misure adottate per sostenere i redditi, come il Reddito e la Pensione di cittadinanza e il Reddito di emergenza, di cui hanno beneficiato circa il 6,3% delle famiglie, hanno contenuto il calo dei consumi che, secondo Confcommercio, nel 2020 arriverebbe a circa il 12%, poco più che in Italia.