“A 11 mesi dall’inizio dell’emergenza, l’Italia supera la soglia delle 50mila vittime per Covid”. Nonostante le critiche arrivate da più parti continua il bollettino di guerra e così l’abito mentale per alcuni gazzettieri di dare i numeri. Intendiamoci! Ogni problema ha la necessità di esser tradotto in cifre, nel senso in quantità distinte. Lo si fa anche con l’entità più impalpabile che esista: il tempo. Le quantità ci danno un orientamento oramai irrinunciabile nel capire le cose. Solo che la traduzione in cifre bisogna saperla fare e tantopiù bisogna saperla leggere. Ci sono delle professioni per questo. E invece ci si sveglia statistici, come ieri eravamo commissari tecnici di calcio o politologi. In tutto questo insistere sui numeri legati al virus va detto che nulla di certo sussiste su questa materia. Non sono io a dirlo. Due matematici intervistati dalla versione cartacea di Tiburno dicono esattamente questa cosa. Ed è il caso del Covida fare scuola. L’Italia è l’unico paese che ha conteggiato il numero dei deceduti ascrivendo a SarsCoV-2 ogni trapassato che insieme alla sua patologia aveva la presenza del virus. L’ingigantimento di questo dato ha reso la Sanità italiana come meno affidabile del mondo. È possibile che il nostro paese stia dopo l’India in fatto di gestione della pandemia? No! Non è possibile e non è vero. Poco fa è passata la notizia che Ciro Immobile ha segnato come Piola ma in meno anni … Ma si può mettere in relazione due attaccanti che hanno giocato a settant’anni di distanza? Qui i numeri in relazione non hanno alcun senso (…). Però i gazzettieri che giocano coi numeri glielo danno. E fanno danno.
Numeri che diventano notizie!
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