TIVOLI – Terme, il grande bluff della sub-concessione

Il gestore della polla sorgiva Bambu chiede l’intervento dell’Anticorruzione per annullare la proroga concessa nel 2018 dal Comune alla Acque Albule Spa. L’acqua dello stabilimento non è termale dal 1984

Gli incassi degli ingressi in piscina conteggiati insieme a quelli per le cure termali. Un’addizione decisiva per aggiudicarsi il monopolio sulla risorsa idrica.
Se non fosse che le acque delle storiche piscine di Bagni non sono più considerate terapeutiche da quasi 40 anni, declassate al pari di quelle che scorrono in qualsiasi altro impianto sportivo.
Spunta l’ennesimo retroscena nella cosidetta “Guerra dell’Acqua”, la battaglia legale che vede la Acque Albule Spa contrapposta ai 4 stabilimenti abusivi alimentati dalle polle sorgive di via Primo Brega nella zona del Barco.
A giocarsi un altro “asso nella manica” è Simone Romanzi, 45enne tiburtino e rappresentante legale dell’associazione culturale “Bambu”, che già ad agosto dell’anno scorso aveva presentato in Procura una denuncia per truffa.
Stavolta si tratta di un “asso” che potrebbe invalidare la sub-concessione per lo sfruttamento delle acque termali che il 6 agosto 2018 l’amministrazione del sindaco Giuseppe Proietti ha rinnovato fino al 2031 alla municipalizzata per il 60% proprietà del Comune di Tivoli e per il restante 40% della Fincres Spa di Bartolomeo Terranova.
Simone Romanzi ha infatti presentato un esposto dettagliato all’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, allegando 11 documenti, alcuni dei quali considerati scottanti e compromettenti.
Obiettivo: far annullare il rinnovo della sub-concessione termale approvato dal consiglio comunale con la delibera numero 36 del 6 agosto di tre anni fa, un rinnovo anticipato rispetto alla scadenza naturale del contratto fissata a febbraio del 2021.

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