Brusca, dopo venticinque anni di carcere torna in libertà

La rabbia di un' Italia che non comprende e che ricorda delitti mostruosi

Brusca libero, innescò l’ordigno dell’attentato di Capaci

Giovanni Brusca, sicario al soldo di Totò Riina, colpevole di decine di delitti compreso l’attentato mortale a Falcone, alla moglie e alla scorta del giudice, ha lasciato ieri la cella di Rebibbia.

È stato liberato con cinque anni di anticipo sulla pena prevista di 30 anni. La scarcerazione anticipata si applica a tutti i detenuti ma, nel caso di Brusca, la polemica è divampata sui social e a livello politico.

Il boss di San Giuseppe Jato era diventato collaboratore di giustizia dal ’96 per evitare l’ergastolo. Aveva commesso talmente tanti delitti da non ricordarne neanche il numero. Difronte ai giudici siciliani aveva denunciato capi, sottocapi e gregari mafiosi, anche se all’inizio della sua collaborazione aveva cercato di depistare le indagini coinvolgendo persino il magistrato e parlamentare Luciano Violante.

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Nel corso della sua vita di assassino, per vendetta, rapì il figlio di Santino Di Matteo che si era pentito confessando  delitti che sarebbero dovuti rimanere nell’ombra. Brusca tenne il piccolo segregato per più di due anni per poi ucciderlo in un modo atroce, sciogliendolo nell’acido, dopo averlo strangolato.

Come mostruoso è stato l’attentato di Capaci, ordinato da Riina ed eseguito dallo stesso Brusca.

Alla sua liberazione Maria Falcone si è detta dispiaciuta: “E doloroso ammetterlo, ma è la legge voluta da mio fratello”.

Vergogna è la parola che più di tutte ricorre sui social, uno sfregio alle vittime di mafia, un teatrino macabro, uno schifo, una giustizia non giusta. Qualcuno si domanda se Brusca verrà sottoposto ad un programma di protezione, se vivrà di sussidi statali o vitalizi. Ma c’è anche chi è fuori dal coro di proteste e di indignazione di questo tipo:  uno Stato forte ed efficiente non dovrebbe temere il singolo mafioso. Non è Brusca a fare paura quanto, si legge in un commento, le belve che agiscono indisturbate all’interno delle istituzioni.

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