Può un neonato morto volatilizzarsi dalla cella frigorifera della camera mortuaria? Se lo chiedono familiari e parenti di Roberto, il bimbo venuto al mondo senza vita all’ospedale di Tivoli il 4 giugno 2019 e sparito nel nulla. Oggi, a distanza di due anni, quel giallo senza precedenti è rimasto e resterà irrisolto, tuttavia finiscono a processo i tre addetti della Morgue ma per ipotesi di reato ben diverse da quella di concorso nella soppressione e distruzione di cadavere, come ipotizzato inizialmente dalla Procura di Tivoli.
Martedì 22 giugno sono stati rinviati a giudizio per concorso nella simulazione di reato Giuseppe P., 62enne di Sambuci, Claudio V., 61enne di Gerano, e Nando D., 64enne pure lui di Gerano, il quale deve rispondere anche dell’accusa di falso ideologico in atto pubblico. Il processo inizierà il 5 dicembre 2022, ossia tra un anno e mezzo: un lasso di tempo non indifferente che, sommato ai due anni già trascorsi dal fatto, lascia ipotizzare una probabile prescrizione, almeno prima del giudizio d’Appello.
Ma non è l’unica curiosità. La Asl Roma 5 si è infatti costituita parte civile nei confronti dei tre imputati, ma in due anni non ha mai adottato un provvedimento disciplinare per i dipendenti.
Si dice incredula la nonna di Roberto, Catiuscia Fanelli. “La Asl è parte lesa? Le uniche vittime di questa tragedia siamo noi, ma il risarcimento lo chiede l’ospedale: una vergogna – commenta tra rabbia e sfiducia la 49enne tiburtina – La Asl non si è neppure degnata di farci le scuse per la scomparsa di Roberto e per il dolore patito. E’ l’ennesima beffa dopo il mancato ritrovamento e la mancata individuazione di uno o più responsabili: mio nipote come è uscito dalla Camera Mortuaria? Chi lo ha preso? E dove lo hanno portato?”.
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