“Ammettiamolo! Il sistema sanitario non sta funzionando”

La protesta e la proposta dei medici per dare una svolta a questa fase di stallo in cui versa la Sanità impotente contro il Covid

IL Covid rallenta tutte le cure ospedaliere. Diagnosi, terapie e interventi programmati sospese a data da destinarsi. L’Ordine dei medici di Roma lamenta il fatto che nel Lazio sono rimandate l’80% delle prestazioni programmate. Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma ha detto chiaramente: “Sono state ridotte le attività diagnostiche per l’emergenza pandemica. Anche gli interventi chirurgici programmati sono rimandati a data da destinarsi. Bisogna ammettere che qualcosa non ha funzionato”.

A farne le spese sono i malati oncologici. E non si prevede la fine di questo stato di cose come prossima. il Lazio toccherà il picco di contagi “verso il 20-25 gennaio, poi dovrebbe iniziare una discesa molto lenta, non rapida, per arrivare ad avere una situazione più sostenibile verso la fine di febbraio-marzo” – spiega Magi.

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Identica la situazione in altre parti del paese. A Piacenza si lancia un allarme per i reparti oncologici. “Nel 2020 – spiega Luigi Cavanna presidente del Collegio Italiano Primari Oncologici Medici Ospedalieri – abbiamo avuto oltre due milioni e mezzo di screening in meno rispetto al 2019. Di questi, il 45% in meno per il colon, 43% per il collo dell’utero e circa 37% in meno per il tumore della mammella”. Il tempo fa molto per la prospettiva curativa del malato oncologico. Il rischio del ritardo negli screening è trovare “la malattia quando è in una fase più avanzata, cioè nella condizione in cui non è più possibile una guarigione vera, che in oncologia si ottiene se riusciamo ad intervenire chirurgicamente in modo radicale per i tumori di organo. Se il cancro ha dato metastasi è estremamente difficile arrivare a guarire”. Cavanna spiega che c’è una diminuzione di operazioni chirurgiche. La proposta allora è quella di per creare una rete sanitaria multiprofessionale: “Veniamo da decenni di tagli – la premessa di Cavanna – Andrebbero fatti investimenti per aumentare l’organico di personale medico e per potenziare la medicina sul territorio”. Questo significa medici che interagiscano direttamente con gli ospedali e coordinare il trattamento con gli anticorpi monoclonali privilegiando la rete territoriale della Sanità: “lavorare in modo multi-professionale tra medici del territorio, medici di famiglia e medici ospedalieri, riusciremo a curare buona parte dei malati con la malattia infettiva”.

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