Tra le costruzioni degli ultimi tre decenni si contano centinaia di sottotetti con un abbaino su ogni lato della casa.
A Villanova di Guidonia li chiamano “I tetti alla Condò”, una soluzione per rendere abitabile l’appartamento nel rispetto delle regole. L’uomo delle soluzioni.
Era questo Silvano Condò, geometra ed ex amministratore pubblico del Comune di Guidonia Montecelio, stroncato da un infarto nel sonno lunedì mattina 9 gennaio nella sua casa di via Luigi Settembrini all’età di 69 anni.
Personaggio noto e stimato, come dimostra l’eccezionale partecipazione ai funerali celebrati da don Michele Nonni nella parrocchia di Villanova, il quartiere dove Condò era nato il 4 agosto del 1953, dove era cresciuto, dove si era sposato e aveva messo su famiglia, dove continuava a lavorare anche ora, nonostante qualche problema di salute.
A dargli l’ultimo addio lunedì scorso nella chiesa di San Giuseppe Artigiano c’erano ben oltre 500 persone, gente comune, tanti amici, molti clienti, imprenditori, professionisti, colleghi, amministratori pubblici del presente e del passato, perfino il sindaco Mauro Lombardo, che hanno omaggiato con un saluto un uomo sempre sorridente, aperto al dialogo e solidale col prossimo.
Nato il 4 agosto 1953 a Le Sprete (era questo il nome di Villanova prima dell’istituzione delle Circoscrizioni), Silvano Condò era l’unico figlio maschio di una famiglia di origini calabresi.
Mamma casalinga, padre cantoniere e operaio delle cave, tre sorelle, una volta conseguito il diploma da geometra Condò lavorò per la Cassa del Mezzogiorno al rimboschimento delle montagne del reatino, dopodiché si dedicò esclusivamente alla libera professione con la specializzazione in Disegnatore meccanico particolarista.
Il 13 maggio 1979 il matrimonio con Giuseppa Bianchi, la mamma dei suoi tre figli maschi, Alessandro, 42 anni, l’unico a seguire le orme del papà nella professione, Gabriele, 40, titolare dell’azienda “Cianograf” di Guidonia, e Fabrizio, 34, agente immobiliare.
In casa raccontano che per Silvano Giuseppa non è stata soltanto la nonna dei suoi 4 nipoti, Giorgio, Giulia, Ludovica e Ginevra, ma un punto di riferimento costante, che lo ha supportato nella sua professione e nelle sue passioni.
Su tutte, la passione per la politica di cui è stato protagonista dalla fine degli anni Ottanta al Duemila.
Silvano Condò era un socialista e come tale aperto e solidale verso il prossimo. Iniziò a militare giovanissimo nelle fila del garofano seguendo le orme del nonno Cristoforo, ex comunista che inaugurò la prima Sezione del Psi a Villanova.
Consigliere di Circoscrizione, Consigliere comunale e presidente della Commissione Urbanistica dal 1996 al 2000, assessore all’Ambiente e all’Urbanistica, Vice sindaco, Condò ha sicuramente contribuito a costruire la Guidonia dei 100 mila abitanti sognata da Giovan Battista Lombardozzi e a realizzare molte opere pubbliche, tra cui il monumento agli Alpini a Villanova che lui stesso inaugurò indossando la fascia tricolore.
Dopo Tangentopoli Condò lasciò il Psi per transitare prima nella Lista Radicale di Marco Pannella, quindi nel Partito Popolare al fianco di Domenico De Vincenzi e Umberto Ferrucci.
Negli ultimi vent’anni il cuore di Silvano Condò ha continuato a battere per la politica, vissuta non più in prima persona, salvo una nomina ad assessore nel 2008 da parte del sindaco Filippo Lippiello, sfiduciato a poche ore dalla consegna della delega, e fatta eccezione per una candidatura a consigliere comunale nel 2014 nella lista civica “Futuro Comune” a sostegno dell’amico Domenico De Vincenzi, candidato sindaco del Centrosinistra.
Sorriso sornione, Silvano Condò è ricordato per la sua disponibilità e per la sua mano tesa verso chi era in difficoltà.
In casa lo raccontano come un padre capace di relazionarsi col figlio mite, col figlio ribelle e con quello più sensibile: dialogo e qualche sganassone, quando serviva.
Ha lavorato e guadagnato, Silvano Condò, ma in casa amava ripetere che la sua vera ricchezza era vedere riunita tutta la famiglia a Natale e Capodanno, ma soprattutto il giorno di Ferragosto nella casa di Anzio.
“Vogliamo ringraziare – è il messaggio della moglie, dei figli, delle nuore e dei nipoti – tutti coloro che hanno avuto anche un “piccolo” pensiero, mostrandoci, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che Silvano era un Uomo amato da tutti, dal Primo Cittadino alla Persona più “comune”.
Grazie di vero Cuore”.
“NONNO, CON TE AL MARE ERA SEMPRE FESTA”: IL MESSAGGIO DEL NIPOTE GIORGIO
“Nonno, te ne sei andato così, senza avvisare, senza un abbraccio…ma di te resterà sempre il ricordo di un nonno speciale, con un cuore grande.
Di te mi ricorderò di quando ti arrabbiavi mentre giocavamo a biliardo e io tiravo troppo forte e tu vincevi sempre.
Ricorderò quando sul divano guardavamo la Lazio, papà sul divano a tre posti io te ed Athos sul divano a due posti e tu brontolavi quando la Lazio non giocava come volevi.
Ricordo le estati ad Anzio, non scendevi mai al mare, restavi a casa, ma poi a pranzo era sempre festa.
Tanti sono i ricordi che rimarranno di te li terrò custoditi in me per sempre e spero che ora tu sia felice e che sarai orgoglioso di tutti noi”.
“CUORE GRANDE PER TUTTI, TRANNE CHE PER TE”: IL MESSAGGIO DELL’AMICO FRATERNO LUIGI FERRO
“Caro Fratello, il tuo cuore è stato grande e forte per tutti. Meno che per te.
Testardo Fratello eri così presente che anche le cose cambiavano nome … i tetti di Condò … Piazza Condò … le mansarde alla Condò… a me hanno persino cambiato il nome… Luigi Condò!
È stato un onore e lo è ancora, lasci la tua famiglia… Bellissima!!!
Ma sai che come me tanta gente, amici e parenti, le saranno sempre vicini. Mi mancherai, i nostri viaggi per farti compagnia (mentre dormivi in macchina).
I nostri sogni in parte realizzati.
Quest’ultimo tuo gesto mi ha fatto arrabbiare e ti perdono anche se mi hai lasciato senza dire niente!!!
Buon Viaggio Fratello!! Ora riposati come avresti dovuto fare qui giù!!”.
“PAPA’ PORTERO’ NEL CUORE I TUOI INSEGNAMENTI”: IL MESSAGGIO DEL FIGLIO FABRIZIO
“Passano i minuti, le ore e già si sente la tua mancanza forse perché non eravamo pronti a tutto questo.
Te ne sei andato via in punta di piedi senza disturbare ma hai lasciato un vuoto che non so quanto tempo ci vorrà, forse mai. Si dice che questo è il ciclo della vita ma fa male, si annebbia la vista, manca il respiro e gli occhi improvvisamente si riempiono di lacrime e si strilla perché forse è l’unica cosa che si può fare in questi casi.
Porterò nel cuore i tuoi insegnamenti, i tuoi consigli che sono stati fondamentali nella mia vita, se oggi sono quello che sono è solo grazie a te.
Ancora ricordo quando ci sedemmo l’uno davanti all’altro e mi dicesti… “cosa ne pensi se diventi un agente immobiliare?”, tanto la chiacchiera non ti manca.
Sai bene papà le sfide mi sono sempre piaciute e avevi azzeccato su di me quindi ho detto sì. Ebbene sì, oggi, oltre ad essere tuo figlio sono anche un agente immobiliare, avevo il mio validissimo braccio destro che mi ha lasciato troppo presto, dovevo farti vedere ancora tanto di me.
Mancheranno le nostre chiacchierate la sera dopo cena, i nostri pranzi domenicali dove ci tiravamo l’acqua per giocare. Ma pagherei oro per riaverli.
Mancheranno le nostre chiacchierate con i dottori rischiando anche di venire rimproverato perché in quei corridoi dovevano starci solo i pazienti e tu mi volevi a tutti i costi con te, vicino, il tuo infermiere personale, quello che non usciva da casa senza bottiglietta d’acqua fresca, gelata e uno stecchino per girare l’Oki.
Poi tornavamo a casa e c’era mamma ad aspettarti e subito iniziavano i dolori perchè le coccole di mamma ti sono sempre piaciute, tranquillo a mamma baderemo noi, del resto 3 figli maschi servo anche a questo.
Sono fiero di aver avuto un padre così, rispettato, amato dal nostro paese. Grazie per tutto quello che hai fatto, grazie per ogni singola parola scambiata. Nonostante non ti dicessi granché tu mi anticipavi capendo già quale fosse il problema.
Capivi senza ascoltare.
In questi anni tante persone mi hanno detto, hai il sorriso come tuo padre perché oltre a sorridere con il viso, sorridi con gli occhi. Starei ore a parlare di te ma oggi devo tenermi questo dolore e mandarti un bacio nel vento, sperando che ti arrivi perché già mi manca non darti il bacio del buongiorno e della buonanotte.
Mi manca farmi chiamare cucciolo mio a 33 anni.
Ciao politico, geometra, ciao grande uomo, ciao nonno, ciao papà”.