TIVOLI - “L’ex mi maltratta e mi picchia davanti a nostro figlio”, imputato assolto

In aula emerge un’altra verità: problemi economici avevano mandato la coppia in crisi, lei gli rifiutava gli incontri col bambino

Fino ad allora erano stati una famiglia come tante. Ma da quando lui aveva perso il lavoro i litigi erano all’ordine del giorno.

Una crisi di coppia, acuita dalla convivenza 24 ore su 24 sotto lo stesso tetto durante la pandemia, sfociata nella separazione.

E’ lo scenario di una vicenda giudiziaria in cui un 50enne italiano accusato di maltrattamenti ai danni della compagna e di atti persecutori ai suoi stessi genitori, per due anni è stato sottoposto al divieto di avvicinamento all’ex e al loro bambino.

Ieri, martedì 28 marzo, il Tribunale di Tivoli ha assolto l’uomo dall’accusa di aver vessato, picchiato, insultato e minacciato la mamma di suo figlio perché il fatto non sussiste.

Il collegio presieduto da Cristina Mazzuoccolo – a latere i giudici Teresa Antonella Garcea e Giovanna Riccardi – hanno rigettato la richiesta della Procura di Tivoli di una condanna a tre anni e sei mesi di reclusione, condividendo invece la tesi dell’avvocata Ludovica Ludovici di Guidonia e dell’avvocato Giorgio Fina, legali dell’imputato.

I fatti risalgono al 2020, l’anno del Covid e del Lockdown, l’anno in cui G. T., 50enne autista di Zagarolo, perse il lavoro per problemi di salute.

Il suo era l’unico reddito e i problemi economici iniziarono presto a incidere sulla serenità familiare: diverbi, litigi, musi lunghi, spintoni consumarono l’amore e la compagna decise di allontanarsi da casa insieme al loro bambino.

LEGGI ANCHE  TIVOLI - Recenti scoperte archeologiche, convegno al Museo della Città

A quel punto la donna, 52enne, si trasferì presso l’abitazione dei genitori di lui nella periferia di Roma dopodiché andò ad abitare insieme al figlioletto in un’altra casa insieme alla sorella.

Nel frattempo, la tensione tra ex compagni era salita alle stelle.

Secondo l’accusa, dopo la separazione G. T. per 5 volte si sarebbe presentato dalla compagna con l’intento di aggredire, minacciare e insultare: il 28 settembre 2020, il 9 ottobre 2020, il 28 novembre 2020, il 2 e il 3 gennaio 2021.

Nel primo caso – il 28 settembre 2020 – l’uomo aveva fatto una scenata a casa dei suoi genitori, dove la donna e il bambino alloggiavano, tant’è che il padre lo denunciò per stalking raccontando ai carabinieri che il figlio gli aveva danneggiato l’auto e che in un sms aveva minacciato la madre per aver ospitato l’ex.

Nonostante l’anziano padre 78enne abbia rimesso la querela, ieri G. T. è stato condannato comunque dal Tribunale di Tivoli ad un anno di reclusione col beneficio della pena sospesa per stalking, un reato procedibile d’ufficio con una pena massima prevista di sei anni e mezzo.

L’uomo è stato, invece, assolto con formula piena dalle accuse di maltrattamenti, per questo ieri il Tribunale gli ha revocato la misura cautelare del divieto di avvicinamento applicata ad aprile 2021.

LEGGI ANCHE  MENTANA - “Una gatta da pedalare”, passeggiata in bici tra paesaggi spettacolari

D’altronde, è stata la stessa donna in aula a ridimensionare la vicenda, raccontando dei problemi lavorativi ed economici e della crisi di coppia sfociata nella separazione.

Dal dibattimento – spiegano gli avvocati Ludovici e Fina – è emerso che il nostro assistito nel giro di alcuni mesi è entrato in crisi dopo la perdita del lavoro.

I suoi atteggiamenti vanno ricondotti nell’ambito dello scontro tra genitori per il figlio e non certo in quello dei maltrattamenti.

Dopo la perdita del lavoro e la fine della relazione, il figlio era diventato il suo unico punto fermo, ma la compagna si opponeva alla frequentazione del bambino da parte del padre.

Il nostro assistito ha ammesso di essere andato spesso a casa dell’ex e di aver reagito male, in maniera inurbana e insistente, ogni qual volta lei gli rifiutava l’incontro col bambino.

La stessa ex in aula ha confermato di aver rifiutato gli incontri affinché il figlio non vedesse il padre in crisi.

Gli sfoghi del nostro assistito non erano certo rivolti a svilire la donna, ma dettati dalla rabbia come reazione al rifiuto”.

Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 60 giorni.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.