Sami Kourid è un ragazzo di Tivoli deceduto il 3 gennaio scorso al Policlinico Umberto I di Roma, dopo 5 mesi di agonia per essere rimasto gravemente ferito durante una lite avvenuta in piazza Giuseppe Garibaldi, nel centro della città (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
Sami Kourid, il giovane di Tivoli morto lo scorso 3 gennaio dopo 5 mesi in coma
Domani, martedì 25 luglio, Sami avrebbe compiuto 28 anni e per l’occasione il quotidiano on line della Città del Nordest Tiburno.Tv ha intervistato in esclusiva la mamma, Rosanna Fanelli, 48 anni di Tivoli.
La donna, insieme ai figli di Sami, Chanel di 9 anni e Leonardo di 6, si è costituita parte civile nel processo davanti alla Corte d’Assise di Roma nei confronti del 36enne tiburtino Marco A., imputato di omicidio preterintenzionale per aver colpito la vittima con un pugno.
Nell’intervista Rosanna, mamma anche di Diego, racconta a cuore aperto il dolore per la scomparsa del suo primogenito, la rabbia verso l’uomo che ne ha causato la morte e il senso di colpa per le parole d’amore non dette a Sami quando c’era ancora tempo per farlo.
Sami Kourid insieme alla mamma Rosanna Fanelli
Domani, martedì 25 luglio, Sami avrebbe compiuto 28 anni. Cosa significa per lei il primo compleanno senza suo figlio?
Significa non avere più la mia vita accanto a me: oggi è un dolore profondo, invece 28 anni fa è stata la gioia più bella che la vita mi aveva dato.
Cinque mesi accanto a Sami agonizzante in ospedale, sette mesi senza di lui.
Una mamma che sopravvive ad un figlio è la cosa più innaturale: lei in che modo sta sopravvivendo a Sami?
Per me questa disgrazia è stato uno Tsunami, vado avanti per sopravvivere ma nella mia testa è un tormento giorno per giorno perché non posso accettarlo.
Sami ha combattuto come un grande guerriero fino all’ultimo, ha superato tutte le 15 operazioni ma l’ultimo intervento non l’ha retto più.
Torniamo alla notte tra il 4 e il 5 agosto 2022 in piazza Garibaldi. Morire per un pugno in un banale litigio, lei che idea si è fatta?
Non si può morire per un pugno.
Ho maturato l’idea che la gente ha tanta cattiveria verso il prossimo.
Quella sera in piazza Garibaldi c’era chi sapeva bene dove abito e invece di stare a guardare mio figlio che non stava in ottime condizioni, poteva telefonarmi o venire direttamente a casa a dirmi: ‘Rosanna, vieni a prendere tuo figlio che non sta bene per niente, non vorrei che succedesse qualcosa’.
Invece da parte di tutti c’è stata solo cattiveria e menefreghismo.
Io non posso e non voglio accettare che mio figlio non ci sia più qui con i suoi due bambini e con me e il resto della famiglia per colpa di una persona che gli ha dato un pugno e uno spintone con tutte e due le braccia. Io spero che la giustizia faccia il suo dovere con chi ha ucciso mio figlio.
Ha ricevuto messaggi da chi oggi è imputato per omicidio preterintenzionale di Sami? Se li ha ricevuti, quale era il contenuto?
Sì, non ricordo dopo quanto tempo l’accaduto, ma Sami era ricoverato in ospedale.
Ero seduta al bar Coramin di piazza Garibaldi con mio marito, mio figlio Diego e mio nipote Flavio, ad un certo punto vedo il ragazzo che ha colpito mio figlio e dico a mio marito: ‘C’è il ragazzo che ha dato un pugno a Sami’.
Mio marito mi ha detto: ‘Cerca di stare calma’.
Questo ragazzo mi si è avvicinato e io gli ho detto: ‘Tu sei Marco, il ragazzo che ha dato un pugno a mio figlio’.
Lui mi ha risposto ‘Sì’.
Mi ha detto che gli dispiaceva e che lui aveva anche allontanato mio figlio Sami per farlo calmare.
Se è vero, perché io non posso saperlo, credo che lo abbia fatto dopo che l’ex fidanzata di Sami era andata lì a schiaffeggiarlo, a dargli spintoni e a offenderlo a parole, senza un motivo che io sappia.
Poi questo ragazzo mi ha anche detto: ‘Ti capisco ciò che stai passando perché anch’io ho una figlia’.
E io gli ho risposto: ‘Non puoi capirmi perché tua figlia è vicina a te, mio figlio invece è in un letto di ospedale in fin di vita’.
Chi era suo figlio Sami?
Mio figlio Sami fin da quando è nato è stato subito una grande gioia per me, la prima gioia che la vita mi abbia dato.
Crescendo è stato un bambino educato e bravissimo a scuola. Era un figlio stupendo in tutto, la gente che conosco mi fermava in giro per dirmi: ‘Rosanna complimenti, come è educato e rispettoso tuo figlio, se ci vede con le buste della spesa piena le prende lui e ci accompagna a casa, ci butta la spazzatura e ci dice di qualsiasi cosa avete bisogno chiamatemi io sono qui per aiutarvi’.
Questo era Sami.
Che ragazzo è stato e che uomo era diventato?
Quando è diventato un ragazzo non ha dato mai problemi di nessun tipo perché era la persona più bella, buona, educata e solare. Al liceo ha conosciuto una ragazza brava e buona, con lei ha messo al mondo due figli, Chanel e Leonardo.
Per lui i suoi figli erano tutta la sua vita.
Alla figlia diceva sempre: ‘Tu sei la principessa di papà e sei la mia vita’.
E al figlio diceva sempre: ‘Tu sei il principe di papà e sei la mia vita’.
Quali erano i suoi sogni e i suoi progetti di vita?
Il sogno di mio figlio era vedersi realizzato, avere una donna che lo amasse per la persona che era. Ma il suo sogno più grande era veder crescere i suoi bambini, vederli andare a scuola, sposare ed essere felici. Invece per colpa di qualcuno mio figlio purtroppo non potrà fare niente di tutto ciò.
Lui è stata la prima gioia della mia vita e la vita me l’ha portato via per primo. Poteva prendere me che un pò di vita l’avevo fatta, ma Sami aveva una vita davanti e doveva crescere i suoi figli e meritava una donna che lo capisse e aiutasse a superare tutti gli ostacoli della vita insieme.
Purtroppo non è stato così.
Spero che adesso lassù sia felice, però da lassù mi deve dare giorno per giorno la forza di andare avanti senza di lui, mi manca tantissimo il dolore è infinito e giorno per giorno mi sta distruggendo dentro.
Lei come sta vivendo emotivamente questa tragedia?
Dentro di me non c’è più niente, è morto tutto insieme a mio figlio Sami. Il dolore mi sta distruggendo dentro giorno per giorno.
Sami con me aveva un bel rapporto, scherzava e siamo andati a cena insieme, però non riusciva ad aprirsi, forse perché è cresciuto con i nonni. Io però non me ne sono mai fregata e fino all’età di 5 anni sono stata a casa dei miei genitori insieme a lui.
Da adulto, quando litigava con la mamma dei figli o la ex lo cacciava di casa per futili motivi, dormiva da me. E mi diceva sempre: ‘Basta piangere, per ogni cosa che ti dicono piangi’.
Mi pento di non avergli detto che lui era la cosa più bella che la vita mi aveva dato, non gliel’ho mai detto per paura di una sua risposta, di una sua reazione: mi sento molto in colpa per questo, non me lo perdonerò mai, mi dispiace solo di non poter tornare indietro.
Adesso sto dicendo queste cose ma non è lo stesso, mi manca un suo abbraccio, la sua voce, mi manca tutto di lui.
Suo marito Mario e l’altro suo figlio, Diego, come stanno?
Sami con il fratello Diego aveva un rapporto speciale, si confidavano tutto e uscivano insieme. Diego il suo dolore lo sta tenendo tutto dentro di sé.
A mio marito lo chiamava Papi, aveva un rapporto più che ottimo anche con lui e lavoravano insieme: mio marito sta soffrendo molto per la morte di Sami, appena parliamo di lui inizia a piangere come un bambino e non smette.
Per mio marito Sami era un figlio, un fratello, un amico, era tutto e adesso si sente vuoto.
Quando scherzavano tra di loro, mio figlio gli diceva sempre per giocare ‘Sei un pagliaccio’.
Sami è cresciuto coi nonni e per lui erano molto importanti, sono stati un riferimento prezioso e li ringrazio tantissimo.
Con le zie, Catiuscia e Melissa, aveva un rapporto aperto, si confidava molto, scherzava e rideva: per le mie sorelle Sami è stato il primo nipote, era ed è il loro principe.
Sta soffrendo anche mio cognato Antonio col quale Sami aveva un rapporto molto stretto, si confidava anche con lui e si scontrava su alcune questioni, ma si sono voluti tanto bene e mio cognato sta soffrendo molto perché per motivi personali non è potuto venire all’ospedale né al funerale.
Sami aveva e ha tanti cugini a cui voleva molto bene e i suoi cugini gliene vorranno altrettanto per sempre.
Con la cugina Melissa aveva un rapporto privilegiato, sta soffrendo molto perché per lei Sami era un fratello maggiore.
Melissa è di due anni più piccola, andavano alla stessa scuola e quando a mia nipote non andava di seguire la lezione diceva alla maestra ‘Ciao, io vado da mio cugino Lello’. Appena la vedeva, Sami si faceva scuro perché andava sempre a disturbarlo, spesso avevano dei battibecchi però si volevano un bene da morire.
Sami aveva un buon rapporto anche coi cugini Denise, Michelle, Alisia e Flavio: questi ultimi due non riescono ad accettare la morte di Sami e non riescono ad andare al cimitero da soli.
Sami giocava e scherzava anche con altri tre nipotini Nicolas, Daiana e Mohamed, figli di mia nipote Melissa.
Anche da qui si può capire che a Sami volevano tutti bene perché era un ragazzo solare e fantastico.
Oggi il dolore è ancora lacerante e c’è tanta rabbia. Cosa si aspetta dalla giustizia?
Il mio dolore è e sarà giorno per giorno più lacerante e distruttivo, dentro di me c’è tanta ma tanta rabbia.
Ci sono persone che mi dicono: ‘Hai reagito bene, stai bene, noi al posto tuo avremmo fatto un casino da paura’.
Io gli ho risposto: ‘Voi mi potete vedere esternamente che sto bene, ma come sto io in realtà dentro lo so solo io e nessun altro’.
Gli ho anche detto che io sono sempre stata una persona calma, con i piedi per terra, perché prima di fare o dire una cosa bisogna riflettere mille volte.
Anche se dentro di me c’è tanta rabbia e voglia di vendicarmi, so che non devo essere io ma la Giustizia a dare la punizione e la condanna a chi ha ucciso a mio figlio Sami.
Spero che la Giustizia faccia al più presto il suo dovere e faccia pagare la persona che ha ucciso mio figlio come è giusto che sia, senza sconti di pena per buona condotta e altri privilegi che sentiamo ogni giorno dai mezzi di informazione.
Una persona che va in giro ad aggredire altre persone non può essere liberato per buona condotta.
Secondo i magistrati, chi ha colpito Sami non voleva uccidere. Lei riuscirà mai a perdonarlo?
La giustizia può pensare ciò che vuole. Io penso io che se quel ragazzo non avesse dato un pugno a mio figlio, Sami non sarebbe finito in ospedale e non sarebbe morto.
Se ha voluto o non ha voluto, comunque mio figlio è morto ed è giusto che paghi come si deve perché Sami non c’è più per colpa sua.
Io non potrò mai perdonare questo ragazzo perché mi ha tolto mio figlio che è la mia vita.