E’ morta a Roma, a 51 anni, Michela Murgia. Scrittrice e attivista femminista era una voce libera, sarcastica, ostinata. Era da tempo malata di cancro. Lei stessa, nei mesi scorsi aveva rivelato di essere affetta da un carcinoma renale al quarto stadio.
Aveva deciso di raccontare pubblicamente questi suoi ultimi mesi di vita, non solo attraverso i suoi canali social ma anche con l’ultimo libro, “Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi“, uscito a primavera.
Dopo aver annunciato il ritiro dagli incontri pubblici a giugno, a metà luglio aveva sposato “in articulo mortis” l’attore, regista e musicista Lorenzo Terenzi.
Con una foto che la ritraeva sorridente con cuffie e cannule nasali dell’ossigeno, lo scorso 29 luglio aveva fatto sapere di essere tornata in ospedale: “Posso stare meglio, ma non posso più stare ‘bene’. ‘Meglio’ è comunque preferibile a male”.
In molti ora la piangono, dagli amici di sempre fino al mondo della politica. “Ma l’amor mio non muore”. Questo il commovente post d’addio di Roberto Saviano per Michela Murgia. Dall’Anpi due sole parole: “Bella, Ciao”.
Da centralinista precaria in un call center al Premio Campiello
Nata a Cabras, in provincia di Oristano, il 3 giugno 1972, dopo gli studi religiosi, Murgia è stata a lungo insegnante di religione, ma ha svolto diversi lavori “precari”, come la centralinista in un call center, che le hanno fornito ispirazione per un blog, poi diventato un libro-denuncia, ironico e drammatico insieme, “Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria” (Isbn, 2008; poi Einaudi, 2017), sul mondo del telemarketing, divenuto nel 2008 un film di Paolo Virzì con il titolo “Tutta la vita davanti”.
Una delle prime voci a denunciare la discriminazione del precariato, e del precariato femminile in particolare.
Con Einaudi ha pubblicato nel 2008 una guida letteraria ai luoghi della Sardegna, Viaggio in Sardegna. Ma è con il romanzo maggiore, del 2009, che Murgia traccia il ritratto della sua Sardegna e sbarca nella letteratura: Accabadora, vincitore del Premio Campiello 2010.