La prima volta è stata una nota che apparve sconvolgente. La pronunciò Papa Wojtyla. In un mondo tutto teso alla “mondità del mondo” non si capiva bene questo messaggio del padre di una confessione religiosa alla propria comunità.
La domanda incentrata sulla sua persona, e poi in un contesto di religiosità, appariva come un’accezione troppo grande. La risposta si trovò nel dire che il Santo Padre si pone come agente di una missione spirituale della Divina Provvidenza per cui doveva essere la sua stessa comunità e riconoscerla per chiederne la prosecuzione.
Bergoglio ha rinnovato l’invito a pregare per lui, cosa già enunciata in diverse precedenti occasioni, durante la festa di Santo Stefano, primo martire della Chiesa. E fu questo sacrificio a muovere la conversione di Paolo di Tarso.
Papa Francesco ha detto: “Rinnovo a tutti voi l’augurio di pace e di bene che scaturisce dal Natale del Signore, e colgo questa occasione per ringraziare quanti mi hanno indirizzato messaggi augurali, da Roma e da tante parti del mondo” – Quindi è già una premessa di tipo personalistica quella del Papa all’Angelus. E ha accentuato questa tendenza nell’impostazione: “Grazie soprattutto per le vostre preghiere. E continuate a pregare per il Papa, c’è bisogno”.
Perché ce n’è bisogno? Il Papa oramai rappresenta una delle rare voci in cui si eleva il messaggio al di là degli interessi parziali? Il Papa è uno dei pochi rappresentanti del mondo a parlare nell’interesse dell’umanità e non solo della sua parte?
La risposta la dà il giorno oggi celebrato: “Anche oggi tanti martiri Chiesa, loro sacrificio fecondo”. Sempre Bergoglio: “Oggi, duemila anni dopo, purtroppo vediamo che la persecuzione continua, c’è persecuzione dei cristiani: ancora ci sono, e sono tanti, quelli che soffrono e muoiono per testimoniare Gesù, come c’è chi è penalizzato a vari livelli per il fatto di comportarsi in modo coerente con il Vangelo, e chi fa fatica ogni giorno a rimanere fedele, senza clamore, ai propri buoni doveri, mentre il mondo se ne ride e predica altro”.
E poi la vera domanda: “Guerre lasciano deserto di morte, è questo che si vuole?” E poi il messaggio evangelico: “All’intercessione del primo martire affido anche l’invocazione di pace dei popoli straziati dalla guerra. I media ci mostrano che cosa la guerra produce: abbiamo visto la Siria, vediamo Gaza, pensiamo alla martoriata Ucraina, un deserto di morte… È questo che si vuole? I popoli vogliono la pace: preghiamo per la pace, lottiamo per la pace”.