Secondo gli inquirenti, il suo nome farebbe paura soltanto a pronunciarlo. Viene descritto, se non proprio come un boss, sicuramente come un uomo dalla spiccata capacità criminale che gode di un “rispetto” illimitato nel territorio di Fonte Nuova.
La Compagnia dei Carabinieri di Monterotondo
Così stamane, venerdì 10 maggio, i Carabinieri della Compagnia di Monterotondo hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma nei confronti di Fabrizio G., un 39enne pregiudicato di Fonte Nuova già recluso per altra causa.
L’uomo è accusato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma di sequestro di persona a scopo di estorsione ai danni di un 41enne anche lui di Fonte Nuova che nel 2018 fornì patenti false “contraffatte” in maniera grossolana a tre persone considerate “vicine” al 39enne arrestato oggi e già finite nella “rete” dei carabinieri nel 2020.
Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma era iniziata nel 2018
I fatti risalgono a sei anni fa, quando i tre uomini di Fonte Nuova, all’epoca dei fatti di età compresa fra i 23 e 37 anni, richiesero al falsario oggi 46enne delle patenti di guida contraffatte perché ad alcuni di loro erano state ritirate.
I tre pagarono una somma pari a 4.500 euro, ma al momento della consegna si ritrovarono tra le mani documenti falsificati in maniera eccessivamente grossolana.
Per questo decisero di vendicarsi dell’affronto subito.
Il 4 settembre 2018 prima malmenarono il truffatore in piazza delle Mimose a Tor Lupara davanti a numerose persone.
Poi lo costrinsero a salire in auto, conducendolo presso l’abitazione di uno dei tre, all’interno della quale, dopo avergli sottratto l’autovettura e il cellulare, gli aguzzini lo aggredirono brutalmente, a pugni e calci per tutta la sera del 4 settembre, minacciandolo di morte anche con una pistola.
Ma le sue condizioni di salute si aggravarono con il passare delle ore. Il 41enne mostrò difficoltà respiratorie per le botte prese, così i tre si impietosirono e lo lasciarono andare con la rassicurazione sulla restituzione di quanto da loro anticipato, più la somma di 20 mila euro come risarcimento “morale”.
L’uomo, finalmente libero, riuscì a raggiungere il Policlinico Umberto I di Roma, dove gli furono riscontrate lesioni gravi – tra cui la frattura di alcune costole – fu medicato e dimesso con prognosi superiore ai 40 giorni.
A quel punto scattarono le indagini d’ufficio.
I Carabinieri della Stazione di Mentana e gli investigatori della Sezione Operativa della Compagnia di Monterotondo, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, grazie ad indagini tecniche, analisi di tabulati, sommarie informazioni e individuazioni fotografiche, individuarono i tre autori del pestaggio: si trattava di Danilo A., Daniele A. e Antonio C., arrestati il 17 gennaio 2020, i primi due in carcere e il terzo ai domiciliari col braccialetto elettronico perché incensurato.
In un comunicato stampa diffuso nella giornata di oggi, venerdì 10 maggio, i Carabinieri della Compagnia di Monterotondo diretti dal Capitano Carmine Rossi evidenziano che le indagini non si sono mai fermate.
I militari, coordinati dalla DDA di Roma, hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza in ordine al fatto che dietro la violenta reazione dei tre c’era la mano di qualcun altro.
Così sono risaliti a Fabrizio G., il 39enne sottoposto a molteplici procedimenti penali, nonché destinatario di misura cautelare per ipotesi di reato associativa nel mondo degli stupefacenti, con ruolo di vertice, dimostrativo della sua particolare capacità criminale e del “rispetto” di cui gode nel territorio di Fonte Nuova.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Danilo A., Daniele A. e Antonio C. erano persone molto vicine a Fabrizio G., per cui il tentativo di truffa delle patenti false era stato considerato come un grave affronto e il 46enne doveva pagarla, in modo che tutti potessero averlo a monito.
Le indagini hanno potuto raccogliere gravi elementi indiziari a carico del 39enne di Fonte Nuova, che in quel lontano 4 settembre 2018 avrebbe avallato la spedizione punitiva, concorrendo nell’attività delittuosa.
Stando sempre comunicato dell’Arma, Fabrizio G. viene descritto come una persona che nessuno aveva avuto il coraggio di denunciare, per timore delle ripercussioni che avrebbe potuto mettere in atto, ma per il quale è scattata comunque l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.