TIVOLI – “Ma quale boschetto, erano sterpaglie infestanti: il convento rischiava un incendio”

Parla Madre Graziella: “Il precedente proprietario non ha mai pulito il terreno, lo facciamo noi e passiamo i guai”

“Questa vicenda ci amareggia profondamente, non ci aspettavamo di certo che finisse così. Siamo convinte di aver agito secondo la legge e la verità verrà fuori”.

Madre Graziella Benghini è la Superiora Generale della Congregazione delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore di Gesù, dal 1952 nel convento di vicolo Ciaccia a Tivoli.

Il terreno sottoposto a vincolo paesaggistico adiacente al conventodelle Salesiane Oblate del Sacro Cuore di Gesù

La Superiora ritiene che abbia arrecato un danno all’immagine della Congregazione il caso delle 50 piante tagliate senza permesso nel terreno sottoposto a vincolo paesaggistico e adiacente al muro di cinta della Casa Generalizia e dell’asilo, per il quale la Procura di Tivoli ha aperto un fascicolo con tre indagati (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

“Siamo state diffamate e dipinte come devastatrici della natura, ma non è così – attacca Madre Graziella – E’ prassi che la Procura di Tivoli abbia aperto un fascicolo a fronte di un esposto, ma lo affronteremo, la vita si affronta”.

Un’altra immagine del costone di via degli Stabilimenti dopo la bonifica

Suor Graziella rivela che la Congregazione ha acquistato solo pochi mesi fa il terreno sul costone adiacente il convento.

“Ci siamo affidate ad un tecnico, un geometra, per portare avanti la pratica relativa alla manutenzione del terreno – racconta Madre Graziella – perché noi non eravamo in grado di espletare le procedure. Ed è stata incaricata una ditta specializzata per la bonifica”.

Fatto sta che dopo il taglio delle 50 piante di robinie e di alianto sono intervenuti i carabinieri Forestali e i funzionari della Soprintendenza.

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“Quando sono venuti in convento – spiega la Superiora – noi non eravamo a Tivoli, eravamo partite per fare gli esercizi spirituali come previsto dopo un anno apostolico operativo e in quei giorni non usiamo neppure i telefoni cellulari. Soltanto io avevo casualmente il cellulare che avevo portato con me in caso di emergenza, così ho saputo della vicenda”.

Un’immagine tratta da Google Maps dello stato del terreno di via degli Stabilimenti prima della bonifica

“Ho letto su Tiburno parlare di bosco – incalza Suor Graziella – ma quello che è stato tagliato tutto era fuorché un bosco. Un bosco si realizza piantando arbusti con l’intento di creare un’area verde.

Quelle che sono state tagliate erano sterpaglie selvagge, piante invasive che in caso di incendio minacciavano la sicurezza del convento essendo adiacenti al muro di cinta, una discarica di rifiuti e un ricettacolo di topi che invadevano la nostra scuola dell’infanzia.

Per 20 anni quel terreno non è mai stato pulito dal vecchio proprietario nonostante le mie segnalazioni anche via Pec al Comune di Tivoli, al sindaco, all’assessore, alla Polizia Locale, ai vigili del fuoco e alla Protezione civile. Nessuno ha mai preso in considerazione le mie richieste, eppure mi risulta che ogni anno venga emessa un’ordinanza che impone ai proprietari di mantenere puliti i terreni.

Ebbene, per 20 anni abbiamo subìto l’incapacità del Comune di far osservare la normativa multando e obbligando il proprietario a bonificare il terreno.

Naturalmente di quello che affermo, dello stato di abbandono e incuria, ho la documentazione fotografica”.

“Già 15 anni fa – confida ancora Madre Graziella Benghini – proponemmo al vecchio proprietario l’acquisto di quel terreno adiacente al convento, ma il prezzo risultò troppo oneroso.

Il nostro obiettivo era già allora tenere pulito il lotto, rendere più bello il paesaggio e magari realizzarvi un orto per i nostri alunni della scuola per l’Infanzia.

Era una tristezza affacciarsi dalla Casa Generalizia e vedere lo stato d’abbandono del terreno e di via degli Stabilimenti, le assicuro che non è una bella immagine per Tivoli.

Pochi mesi fa siamo giunti ad un accordo e abbiamo acquistato il terreno con l’intento di migliorare l’aspetto paesaggistico, non certo per deturparlo.

Mi ritrovo in un paradosso tutto italiano: io ho segnalato per anni l’abbandono e non è successo nulla; mi attivo per bonificare un terreno dalle sterpaglie e mi ritrovo i carabinieri alla porta del convento.

Si dice che la legge non ammette ignoranza e che tutti possiamo sbagliare, se lo abbiamo fatto è stato in buona fede.

Affronteremo la vicenda senza paura, consapevoli di dire la verità”.

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