TIVOLI – Daniela Circelli, il pirata era pronto a fuggire: i carabinieri lo hanno inchiodato così

Cronaca di un’indagine complessa tra bugie e accuse del 26enne egiziano al connazionale che viaggiava con lui

Aveva preparato la borsa ed era pronto a fuggire.

Per questo nella tarda serata di ieri, martedì 17 settembre, i carabinieri della stazione di Tivoli Terme hanno arrestato Mohamed Samy Aref G., egiziano di 26 anni, sospettato principale della morte di Daniela Circelli, la 39enne di Guidonia Centro, dipendente Amazon e mamma di due figli, travolta e lasciata senza vita sull’asfalto della Tiburtina mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 settembre (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

Il 26enne, incensurato, regolare in Italia e con un contratto di lavoro presso il Centro Agroalimentare Romano di Setteville di Guidonia, è accusato di omicidio stradale, omissione di soccorso e calunnia (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

I militari diretti dal maggiore Francesco Ferrante hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Tivoli al termine di una lunga e complessa indagine coordinata dal pubblico ministero Gabriele Iuzzolino.

In un comunicato stampa, il Procuratore Capo Francesco Menditto ha spiegato che proprio il concreto pericolo di fuga e la pericolosità sociale del 26enne ha permesso agli inquirenti di fermare il sospettato e di condurlo in carcere senza sottoporlo all’interrogatorio preventivo.

Interrogatorio altrimenti necessario sulla base della Legge Nordio approvata nei giorni scorsi che offre una maggiore tutela all’indagato, consentendogli di esporre le proprie ragioni e difese prima dell’adozione di una misura cautelare, così evitando che questa venga inutilmente disposta.

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Il provvedimento è stato emesso all’esito di un’attività investigativa che ha impegnato per dieci giorni gli inquirenti a scandagliare i filmati di 19 telecamere degli impianti di videosorveglianza dislocati sulla Tiburtina fino a giungere alla certezza di aver individuato il pirata della strada.

Secondo la ricostruzione degli investigatori nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 settembre Mohamed Samy Aref G., munito di patente valida in Italia, era alla guida di una Volkswagen Golf intestata ad un tunisino titolare di un’attività commerciale a Tivoli Terme.

Nell’auto era presente anche un connazionale del giovane egiziano arrestato, mentre un terzo connazionale guidava una Bmw.

Mentre le due vetture sfrecciavano a tutto gas sulla via Tiburtina, Daniela Circelli attraversava la strada sulle strisce per raggiungere l’opposta carreggiata dove la attendeva in auto un collega insieme al quale avrebbe raggiunto la sede di lavoro, lo stabilimento Amazon di Settecamini.

La Bmw sarebbe riuscita ad evitare la donna, mentre la Golf l’ha travolta in pieno sbalzandola a oltre trenta metri di distanza dal punto d’impatto, lasciando sull’asfalto lo stemma frontale della Volkswagen.

A quel punto, i conducenti delle due auto, anziché fermarsi per soccorrere Daniela Circelli, hanno tirato dritto. I carabinieri hanno accertato che la Golf è stata inizialmente parcheggiata nei pressi della stazione ferroviaria di Tivoli Terme, per essere spostata nel corso della notte in un’altra strada del quartiere.

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Pare che l’indomani, una volta diffusa la notizia del tragico investimento dell’auto pirata, sia stato un passante a notarla in sosta e ad allertare i militari dell’Arma.

Secondo le informazioni raccolte dal quotidiano on line della Città del Nordest Tiburno.Tv, nel frattempo il commerciante tunisino proprietario della Golf si è presentato in caserma per riferire di aver prestato l’auto a Mohamed Samy Aref G. e indicando anche l’egiziano che viaggiava al suo fianco.

Nel giro di 48 ore dal tragico incidente gli investigatori hanno interrogato tutti i protagonisti della vicenda, ricostruendo la dinamica dei fatti.

Davanti ai militari Mohamed Samy Aref G. non si è limitato a negare qualsiasi responsabilità, ma avrebbe addirittura additato il connazionale che viaggiava insieme a lui come il conducente della Golf al momento del tragico investimento.

Motivo per cui il 26enne è indagato anche per calunnia.

Le indagini non sono terminate, anche se al momento non ci sarebbero altri indagati oltre al 26enne operaio del Car.

Al vaglio degli investigatori ci sono ancora le posizioni dell’egiziano alla guida della Bmw e del tunisino proprietario della Golf killer.

Il Procuratore Capo Francesco Menditto ha annunciato che sulla vettura verranno eseguiti accertamenti tecnici per ricavare ulteriori elementi utili alle indagini.

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