GUIDONIA – Stordita e seviziata con un petardo, gatta muore dopo 5 giorni di agonia

Maria ha cercato di salvarla: “Non dimenticherò mai i suoi occhi che imploravano aiuto”

Gli esami clinici hanno accertato un trauma cranico e ferite ormai in putrefazione sulla coda e sull’ano. Traumi e ferite compatibili con una botta inferta sulla testa per stordirla e l’esplosione di un petardo per seviziarla.

La gattina ancora in vita dopo il disperato intervento chirurgico alla coda

La vittima di questa storia di crudeltà è una gatta randagia bianca e nera che ieri pomeriggio, mercoledì 2 ottobre, è spirata dopo 5 giorni di agonia.

A renderla nota attraverso il quotidiano della Città del Nordest Tiburno.Tv è Maria Ignatenco, una pensionata 74enne di origine moldava, da 25 anni in Italia e da 9 a Guidonia Centro.

E’ stata la donna ieri mattina a formalizzare una denuncia querela contro ignoti presso la stazione dei Carabinieri Forestali di Guidonia Montecelio per raccontare il calvario subito dalla gatta nella speranza che siano individuati i responsabili della sua morte.

La storia ha inizio sabato pomeriggio 28 settembre, quando verso le ore 16 Maria Ignatenco trova la gattina randagia davanti all’uscio della sua casa al piano terra di via Enrico Pezzi, a pochi metri dalla Tenenza dei Carabinieri, nel Centro della Città di Fondazione.

Maria Ignatenco accarezza Ginevra, uno dei due gatti con cui condivide casa a Guidonia

Da tre anni e mezzo la pensionata condivide l’appartamento con Artù e Ginevra, due gattini trovati nella zona dal nipote 22enne di cui Maria si prende cura con amore.

Artù e Ginevra sono i primi animali che accudisce nella sua vita, eppure alla vista della gatta randagia ferita che da almeno un anno gironzola per via Enrico Pezzi, Maria non esita a spalancare le braccia e il cuore.

“Era in condizioni disumane, cieca, sporca di fango, la coda senza peli con escoriazioni di sangue sull’ano: mi sono subito presa cura di lei”, inizia a raccontare commossa Maria, ex campionessa di atletica in Moldavia, ex dipendente della Federazione Calcio, ex corrispondente di un giornale sportivo, per 25 anni collaboratrice domestica in Italia.

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“L’ho presa in braccio – prosegue la pensionata – l’ho lavata con acqua calda nella vasca e ho notato che si rilassava. Le ho dato da bere, ma non ha voluto mangiare, l’ho avvolta in due lenzuola, quindi l’ho messa sul trasportino dei miei gatti.

Purtroppo perdeva sangue e peli dalla coda ed emanava un cattivo odore perché le ferite erano già infette.

Credo che sia stata ferita giorni prima e che si sia riparata dietro qualche muro, ma soltanto quando era oramai stremata ha cercato aiuto e ha trovato me”.

La “Clinica Veterinaria Guidonia” dove la gattina randagia è stata curata e operata a spese di Maria Ignatenco

Dopo averle prestato le prime cure, Maria Ignatenco telefona alla figlia Tatiana che vive a Tivoli per cercare una struttura attrezzata e insieme accompagnano la gatta presso la “Clinica Veterinaria Guidonia” del dottor Gianluca Marchetti in via dell’Universo a Castel Arcione, nei pressi dell’ex kartodromo “Pista d’Oro”.

I sanitari diagnosticano lesioni traumatiche con scuoiamento della coda e un probabile trauma cranico: la randagia è in condizioni gravissime.

“La gatta – si legge nel referto della Clinica Veterinaria – si presenta in decubito laterale, in grave stato di shock, presenta ferite multiple con escoriazioni ed abrasioni riconducibili, molto probabilmente a violento trauma.

Sulla coda e sull’ano sono presenti numerose larve di mosca (miasi) con presenza di pus e numerose parti necrotiche.

La gatta presenta sintomatologia neurologica compatibile con un trauma cranico.

Si procede con il ricovero per la stabilizzazione e per procedere con courettage chirurgico delle lesioni e caudectomia e stabilizzazione delle condizioni neurologiche”.

“Sono sensibile al dolore e non ho pensato ai soldi che avrei speso per un animale non mio – prosegue nel racconto Maria – volevo soltanto che fosse salvata.

Trascorre la domenica, il lunedì la gattina si risveglia e nel pomeriggio è Tatiana a portarla a casa a Tivoli per prendersi cura di lei insieme alla figlia 25enne e al figlio 22enne, i nipoti di Maria Ignatenco.

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“La gatta stava male – prosegue commossa la pensionata di Guidonia – per questo mia figlia l’ha riportata in clinica. Il veterinario ci ha messo davanti ad una scelta: sottoporla ad un nuovo intervento col rischio di non reggere una seconda anestesia, oppure l’eutanasia.

Per noi è stata una decisione molto difficile, non sapevamo cosa fare. Ho telefonata alla mia nipote più grande, piangeva e non voleva che la gattina morisse.

Alla fine ho pensato di non farla più soffrire, anche perché il veterinario mi ha detto che non avrebbe potuto più fare nulla. Ho pianto anch’io, tanto”.

Dopo la denuncia di ieri, Maria Ignatenco ha deciso di rendere pubblica la vicenda attraverso il quotidiano Tiburno.Tv.

“Non so chi abbia potuto fare tutto questo – si sfoga la pensionata – non so chi possa essere così crudele. A volte nella zona in cui abito avverto l’esplosione di petardi e sento voci di ragazzi, ma non so chi siano.

Vorrei capissero che noi umani possiamo difenderci, ma gli animali no.

E’ giusto che l’opinione pubblica sappia, perché ci sono tanti randagi e anch’essi corrono lo stesso rischio della gatta che ho provato a salvare.

Mi dispiace tanto per quanto ha sofferto, quella gattina sarà sempre nel mio cuore, resterà un ricordo doloroso.

Ogni notte la rivedo che mi guarda sull’uscio di casa, non dimenticherò mai quello sguardo che implorava aiuto”.

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