Per sistemare le carte e risolvere l’emergenza rifiuti il Consiglio dei Ministri prima e la Regione Lazio poi rilasciarono una sanatoria.
Un provvedimento che ora la Giustizia amministrativa dichiara illegittimo, mettendo in discussione il futuro dell’impianto di Trattamento meccanico-biologico di rifiuti nel parco dell’Inviolata, a Guidonia Montecelio.
E’ quanto emerge dalla sentenza numero 8208 – CLICCA E LEGGI LA SENTENZA - pubblicata oggi, lunedì 14 ottobre, dal Consiglio di Stato. I giudici di secondo grado hanno accolto in parte il ricorso delle associazioni ambientaliste e annullato gli atti con cui fu autorizzato il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) rilasciata dalla Regione Lazio il 2 agosto 2010 alla “Guidonia Ambiente srl”, società dell’imprenditore Manlio Cerroni proprietaria dell’impianto rifiuti.
Gli atti in questione sono la Deliberazione numero 241 emessa dal Consiglio dei Ministri il 22 dicembre 2017 che dispose la “prosecuzione del procedimento di autorizzazione all’istanza di rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale” e la Determinazione 15 gennaio 2018 n. G00368 della Regione Lazio per il “Rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale del 2010″.
A presentare ricorso al Consiglio di Stato sono state l’Associazione Amici dell’Inviolata Onlus, l’Associazione Verdi Ambiente e Società Vas Onlus, il Comitato Cittadini Marco Simone Setteville Nord, l’Associazione Sant’Angelo Romano Economia e Territorio.
Gli ambientalisti rappresentati dall’avvocato Claudio Giangiacomo avevano richiesto la riforma della sentenza numero 8818 – CLICCA E LEGGI LA SENTENZA - emessa dal Tar del Lazio il 28 luglio 2020, verdetto che spalancò le porte dell’impianto Tmb di Guidonia ai rifiuti di Roma Capitale.
Oggi il Consiglio di Stato ha rigettato tutti i motivi d’appello degli ambientalisti, tranne uno, quello relativo alla legittimità dell’AIA del 2010, il cui riesame approfondito sfociò in una conferenza di servizi indetta dalla Regione.
Ma a causa del dissenso persistente della Soprintendenza sulla validità dell’AIA, la decisione fu rimessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che nel 2017 decise di favorire il rinnovo dell’AIA fino al 31 dicembre 2024.
La decisione del Governo Gentiloni fu formalizzata con la Determinazione del 15 gennaio 2018 dalla Regione Lazio, oggetto dell’impugnativa di primo grado rigettata dal Tar del Lazio.
Di tutt’altro avviso il Consiglio di Stato.
“Si tratta – scrivono i giudici di secondo grado – di una sanatoria dell’atto che non trova fondamento normativo nel nostro ordinamento e che, pertanto, non può essere ammessa. In proposito, infatti, per costante giurisprudenza, il termine “sanatoria” si riferisce a un provvedimento amministrativo che regolarizza situazioni preesistenti che non erano conformi alla legge al momento della loro realizzazione”.
“Per quanto riguarda la sanatoria di un’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) – si legge sempre nella sentenza di oggi – la situazione va adeguata allo specifico contesto delle normative ambientali vigenti, atteso che una sanatoria non è ammissibile senza un esplicito fondamento normativo che la preveda (cfr. in generale Corte giustizia UE sez. I, 17/11/2016, n.348).
Le normative ambientali sono rigide riguardo ai requisiti per l’emissione e il rinnovo delle AIA, proprio per garantire la protezione dell’ambiente e la salute pubblica. Pertanto, affinché un’AIA possa essere considerata sanata, deve esistere una base legale che permetta esplicitamente tale sanatoria, non individuata”.