GUIDONIA – Ex Santo Spirito, la Asl sgombera da casa i residenti e fa “Ponzio Pilato” coi rom

Centinaia di cittadini citati in giudizio per restituire i terreni e risarcire i danni da occupazione

Le prime abitazioni sono state realizzate nel lontano 1946, ben tre decenni prima che fosse istituito il Servizio Sanitario Nazionale.

E nel corso degli anni quelli che un tempo erano i terreni dell’ex Pio Istituto Santo Spirito e Ospedali Riuniti hanno progressivamente perduto l’originaria vocazione agricola divenendo completamente urbanizzati con centinaia di case costruite senza permessi e abitate da migliaia di cittadini che hanno ottenuto la residenza dai Comuni di Guidonia Montecelio e Tivoli.

Oggi, però, la Asl Roma 5 di Tivoli vuole rientrare in possesso dei terreni di cui è divenuta proprietaria e cacciare gli abitanti di Albuccione Vecchio, Borgo Santo Spirito e Cesurni.

 
 

Per questo ha notificato a decine di famiglie la citazione in giudizio per uscire dalle case costruite coi sudori di una vita.

Così a febbraio prossimo i residenti, rappresentati dai rispettivi avvocati, compariranno davanti al Tribunale Civile di Tivoli competente nel decidere sull’azione di rivendica da parte della Asl che punta ad ottenere dai residenti perfino il risarcimento del danno subito per la mancata possibilità di mettere a frutto il terreno a causa della illegittima occupazione.

La vicenda giudiziaria fa seguito agli atti di citazione notificati tra giugno e luglio 2024 da parte degli avvocati Vincenza Di Martino e Valentino Vescio di Martirano su delega del Commissario Straordinario dell’Azienda Sanitaria Locale Silvia Cavalli.

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Obiettivo dichiarato dell’azione di rivendica dei terreni dell’ex Pio Istituto Santo Spirito sarebbe quello di ottenere l’azzeramento del disavanzo sanitario regionale e lo sviluppo e il miglioramento civile e sociale della qualità della comunità territoriale come previsto dalla Legge regionale 7/2014.

Si tratta della stessa legge attraverso la quale la Asl è stata autorizzata all’alienazione dei beni, ossia alla loro vendita che da dieci anni è richiesta senza esito da moltissimi residenti proprietari delle abitazioni costruite senza titolo.

Nelle cause che inizieranno a febbraio gli abitanti, molti dei quali rappresentati dall’avvocato Vittorio Messa di Guidonia, hanno proposto al Tribunale una soluzione bonaria: acquistare e/o riscattare la porzione di terreno sul quale sorge il fabbricato realizzato ad un costo stabilito da una apposita Consulenza tecnica d’ufficio, oppure a corrispondere alla Asl Rm5 un canone annuo così da consentirle di perseguire la finalità di “favorire lo sviluppo civile e sociale e il miglioramento della qualità della comunità interessata, nonché di perseguire l’obiettivo dell’azzeramento del disavanzo sanitario regionale”.

D’altronde, dal 1946 in poi gli abitanti hanno avuto i terreni in affitto dalle 4 cooperative agricole riconosciute da un Decreto Prefettizio attraverso il quale centinaia di ettari di aree incolte tra Tivoli e Guidonia Montecelio di proprietà del Pio Istituto Santo Spirito furono assegnati proprio per contrastare le sempre più frequenti occupazioni incontrollate e la creazione di discariche abusive, oltre che per bonificarli, custodirli e coltivarli.

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Terreni non recintati e mai curati da parte della Asl Roma 5, come nel caso del campo rom abusivo dell’Albuccione sgomberato dalle forze dell’ordine lo scorso 19 dicembre.

Uno sgombero gestito dall’amministrazione comunale dopo quasi 15 anni di occupazioni e roghi tossici davanti ai quali l’Azienda Sanitaria Locale proprietaria dei terreni non ha mosso un dito.

Basti pensare che dopo l’ennesimo rogo tossico divampato nella notte tra martedì 15 e mercoledì 16 novembre 2022 al campo rom all’Albuccione, il Comune ordinò alla Asl la bonifica dell’area all’altezza del chilometro 20 della via Tiburtina, fino a qualche giorno prima del rogo occupata dai “Camminanti Siciliani”, il popolo nomade da anni stabilitosi a Guidonia e conosciuto per i lavori di svuota-cantine.

La Asl impugnò l’ordinanza riuscì a farla annullare dal Tar del Lazio e a sottrarsi così all’obbligo di bonifica: secondo i giudici, non sarebbe stata imputabile alla Roma 5 una condotta od omissione dolosa o specificamente colposa che abbia agevolato l’illecito sversamento dei rifiuti non potendosi configurare una responsabilità “da posizione”.

A pagare per la rimozione dei rifiuti dei rom sono stati i contribuenti residenti, anche quelli che ora la Asl vuole cacciare da casa.

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