MENTANA - “Sono morto e rinato”, Angelo festeggia i 10 anni dall’arresto cardiaco

Il cuore si fermò per 18 minuti durante il Consiglio comunale. “Il dramma mi ha cambiato, ho un angelo custode”

“Vivete la vita senza farvi troppe seghe mentali perché è la cosa più bella e se la deprezziamo alla fine ne perdiamo il piacere.

Vedo gente insoddisfatta perché ha paura che succeda qualcosa. Poi quando succede, è insoddisfatta perché gli è successa.

Morale della favola: è sempre insoddisfatta.

 
 

In questi casi oggi il mio principio è: poteva succedere di peggio, vado avanti”.

Angelo Virgulti, 71 anni di Mentana, racconta a Tiburno.Tv l’arresto cardiaco subito nel 2015

Angelo Virgulti, 71 anni, è un personaggio molto noto a Mentana, dove per un quarto di secolo è stato eletto consigliere comunale.

Oggi, domenica 26 gennaio, per Angelo è un giorno di festa perché esattamente dieci anni fa è morto e risorto: il suo cuore si è fermato per 18 minuti nel bel mezzo di un consiglio comunale congiunto tra i comuni di Mentana, Guidonia Montecelio, Monterotondo, Fonte Nuova e Palombara Sabina.

Angelo Virgulti è un ex funzionario Inps per 5 volte eletto consigliere comunale a Mentana

Per questo stamane Angelo ha deciso di condividere sul Gruppo Facebook “Sei di Mentana Se” il dramma che gli ha cambiato stile di vita, raccontando l’arresto cardiaco, i soccorsi dei volontari della Croce Rossa presenti in aula, il massaggio provvidenziale praticato dal cardiologo Lucio Saltarocchi, il trasporto in coma all’ospedale di Monterotondo prima e al policlinico Umberto I di Roma poi.

Quindi la degenza in Rianimazione, il risveglio, l’impianto di un Defibrillatore/Pacemaker e il cambiamento.

Sposato, separato, Angelo ha 2 figli e due nipotine

Nato nella città garibaldina il 10 luglio 1953, Angelo Virgulti ha lavorato per molti anni con l’impresa costruttrice dello storico Palaghiaccio di Mentana e del Centro sportivo Mezzaluna, prima di essere assunto all’Inps come archivista e dattilografo fino a raggiungere la qualifica di funzionario prima di andare in pensione nel 2016.

“Avevo contatti col pubblico – inizia il suo racconto al quotidiano on line Tiburno.Tv – lo sportello mi ha aiutato a capire la vita e le problematiche delle persone che si confidavano con me.

Cercavo nel mio piccolo di dare suggerimenti sia di competenza della Previdenza Sociale ma anche di stimolo a risolvere i problemi che alcuni hanno difficoltà nel saper affrontare nel verso giusto”.

Sposato e separato, padre di due figli – un maschio di 44 anni e una femmina di 32 -, nonno di due nipotine di 13 e 10 anni, Virgulti è stato 5 volte consigliere comunale a Mentana, dal dopo Tangentopoli fino a quel 26 gennaio 2015.

Angelo Virgulti racconta come è cambiata la sua vita dopo il dramma

“Fui anche il secondo più votato quando Mentana era tutt’uno con Tor Lupara – ricorda Angelo – Dopo l’arresto cardiaco decisi di mettere fine all’esperienza politica. Dissi ai miei collaboratori: ragazzi, ho una certa età, con la politica non ci mangio quindi ho fatto una scelta di vita anche in funzione del discorso che la vita è una sola.

E pensare che facevo campagna elettorale andando casa per casa, realizzavo i manifesti a mano e li attaccavo da solo augurando ai cittadini buon Natale e buona Pasqua.

Ho continuato a farlo anche dopo 3 anni dall’addio alla politica, poi mi sono detto: si ricorderanno di me comunque”.

Il messaggio di positività del 71enne mentanese

– Virgulti, iniziamo dalla fine. Intanto buon compleanno per i suoi 10 anni di vita.

Come festeggia?

“Oggi nessuna festa, soltanto il post di ricordo su Facebook.

I primi anni ho organizzato un pranzo in ristorante poi chiuso a Monterotondo Scalo con tutte le persone che si sono adoperate al momento della mia morte e che ricordo nel post.

Tania Alivernini, Lorena Colasanti, Claudia Ruggeri, Fabio Cannella, Paolo Della Rocca, Claudio Floridi, Cristina Paoli, Marcello Fabriani, Antonio Di Pietro, il Dottor Lucio Saltarocchi, Emilia Savelli, il Dottor Cesare Aromatario, le Dottoresse Claudia Presutti, Gabriella Scarpellini e Pasqualina Bruno, il Professor Francesco Fedele.

C’erano anche i sindaci di Palombara Sabina, Mentana e Fonte Nuova e ho invitato tutti i Comuni ad inserire nel programma di governo l’installazione di defibrillatori nel territorio, poi non so se lo abbiano fatto.

Ho provato a dare lo stimolo, perché io grazie a quel defibrillatore sono riuscito a ritornare in vita”.

Viaggi e discoteca la sua passione

– Cosa ricorda di quel giorno?

“Tutto quello che ho vissuto e qualcosa che mi hanno raccontato”.

– Come definisce quello che le è capitato?

“Un evento che mi ha cambiato la vita in positivo”.

– Secondo lei è un miracolo?

“Credo e sono fermamente convinto che ci sia qualcosa dopo la morte, definire cosa è impossibile ed assurdo.

Si può credere in Dio, credere in Buddha, credere in Allah, io non lo so. Ma ogni giorno vedo fatti, ricorrenze e numeri che continuamente mi sono vicini.

E io ho fatto un accordo con coloro che stanno dall’altra parte perché finché vedrò quel numero particolare che vedo spessissimo vuol dire che va tutto bene e che c’è qualcuno che mi protegge”.

– Crede di avere un angelo custode?

“Sicuramente sì”.

– Ce lo può descrivere?

“Credo che sia un angelo che riconosca i meriti a coloro che meritano di vivere una vita protetta.

Soprattutto nel mio lavoro all’Inps sono sempre stato una persona che ha fatto del bene, ho sempre cercato di aiutare chiunque me lo abbia chiesto, sono un altruista.

Sa perché?”.

– No, perché?

“E’ stato sempre un mio pallino pensare che davanti a me ci poteva essere mia madre, Prima Ortenzi.

Mamma era una persona molto reliogosa, pregava molto e diceva sempre: Dio mio, se devi prendere qualcosa ai miei figli, toglilo a me.

Quando io ebbi l’arresto cardiaco, mamma aveva 87 anni, stava benissimo, aveva una badanate e viveva per conto suo a Mentana: lei è morta a dicembre dello stesso anno per arresto cardiaco.

Quindi secondo me c’è stato un Qualcuno che ha detto: va bene, facciamo vivere tuo figlio, ma in cambio ci devi dare la tua vita. E questo è successo: secondo me mamma è morta perché ha voluto salvare me”.

– Lei è sempre stato credente? E in quale misura?

“Forse credente è un termine troppo grande.

Dicevo le preghiere, come le dicevano tutti quando eravamo piccoli. Ma anche da grandi quando dici “Ave Maria, piena di grazia”, cosa hai detto? Neanche lo sai, perché ripeti le cose a pappardella imparate a memoria, non hanno una logica se non ti concentri su quello che dici.

Questo vale per tutti, servono i comportamenti da cristiani, non le preghiere”.

– Intende dire che lei pregava per chiedere in cambio qualcosa?

“Io pregavo perché era abitudine andare in chiesa, era abitudine pregare, erano abitudini dettate dall’educazione dei genitori, del sacerdote, del catechismo, del matrimonio.

Chiaramente tutti, uomini e donne, quando hanno un momento di difficoltà si sentono attratti da un’entità superiore perché rimane solo quella a poter decidere o aiutarti.

Ci si arrampica sugli specchi quando c’è un problema serio e si prega: “Dio mio aiutami”. Quindi ci si crede, ma è una fede fatta a convenienza”.

– Lei racconta che i fatti accaduti le hanno cambiato la vita. Come era la sua vita fino al 26 gennaio 2015?

“Era una vita che non dava il giusto peso alle cose che detenevo.

Quindi non avendo la possibilità, o il desiderio o la capacità di apprezzarle, magari mi lamentavo pure di qualcosa che era anche di troppo.

La vita è fatta di soddisfazioni, però quando tu hai già tanto e vorresti ancora di più e ancora di più, alla fine succede che non ti accontenti mai.

E quello stato d’animo non ti fa godere quel momento”.

– Quel suo vecchio stile di vita le ha fatto perdere qualcosa? E cosa?

“Non lo so, non ci ho mai pensato e nemmeno ci voglio pensare, perché dentro di me è cambiato il modo di pensare.

Quale è il cambiamento?

E’ che io non guardo dietro perché guardare dietro non ha senso, tanto il passato non lo cambi. Devo soltanto concentrare le mie attenzioni sull’oggi e forse sul domani perché l’evoluzione di ognuno di noi non è prevedibile.

Oggi ci sono e sto parlando con lei. Tocco ferro, ma comunque non ho paura della morte perché sono sicuro che avendo fregato dieci anni alla morte ho già fatto un grandissimo guadagno sennò dovevo morire dieci anni fa e avrei perso quello che invece ho goduto in questi dieci anni: discoteche, viaggi, uscite, escursioni.

Nonostante l’età, riesco a far gruppo con chi ha 45, 50 anni perché dentro ho la voglia di vivere.

Quindi se dovessi pensare a cosa ho perso per il mio vecchio stile di vita farei un lavoro inutile. Il passato aiuta ad evitare di sbagliare nella vita futura, ma non ci devo pensare perché se ho fatto un errore nel passato ne lo ricordo. Invece pensare ad oggi mi dà la possibilità di godere attimo per attimo tutti i momenti che ho davanti a me”.

– La sua rinascita e il nuovo stile di vita cosa le hanno donato?

“La voglia di vivere che molti non conoscono.

La voglia di vivere ti viene data quando la stai per perdere, le cose si apprezzano quando ti mancano o le stai per perdere, come un amore, una donna, un uomo, un fidanzato, un lavoro.

Noi diamo tutto per scontato, in realtà non c’è niente di scontato: molte cose le generiamo noi attraverso i nostri comportamenti, attraverso anche un pizzico della fortuna che tutti dovremmo avere.

Quindi apprezzare quello che si ha, perché se si pensa al “c’è di meglio” è finita, perché non sei più appagato di quello che hai e vorresti di più.

Ho tolto dalla mia vita questa smania di cercare di più e vivo per oggi”.

– Spiritualità e materialità: è sempre necessario un trauma o un dolore per il discernimento?

“La mia esperienza è stata un trauma che mi ha permesso di cambiare completamente il mio atteggiamento con me stesso non con gli altri.

Se ero buono prima, sono buono anche ora: non è cambiato qualcosa nei confronti dei terzi.

Sono in pensione dal 2016, eppure ancora alcuni amici che hanno bisogno di un consiglio o una consulenza vengono da me e li accolgo a braccia aperte: sono una persona altruista e questo altruismo ripaga.

Per qualcuno essere altruista può equivalere ad essere fregnone. Non sono fregnone. Se gli altri sono egoisti e approfittatori potrei pensare: ora lo faccio anche io. Invece no, altrimenti sarei come loro.

Quindi continuo sempre ad essere me stesso.

Onestamente oggi c’è una piccola parte di egoismo perché penso un pochino più a me nella convinzione di avere diritto di fare tante cose prima di morire.

E allora mi tolgo piccole soddisfazioni che per me sono enormi. Io non ho mai viaggiato, ma nel 2024 ho fatto una crociera a Dubai, una ai Caraibi, una nel Mediterraneo e sono contento.

Questo mio modo di essere che a volte manifesto in maniera eccessiva sui Social lo finalizzo a un obiettivo.

Quello di fare aprire gli occhi a quelle persone che magari stanno attente a guadagnare di più per mettere da parte i soldi e dire: la vita è una, divertitevi, andate in giro, viaggiate, perché è giusto che dopo tanti sacrifici ci sia un momento in cui dici: finora ho remato, ora lascio andare la barca per forza d’inerzia e comincio a guardare la sponda dove ci sono fiori, frutti e cose belle che forse nella corsa del fare fare fare, avevo perso.

E l’evento della mia morte e rinascita mi ha detto: stop Angelo, adesso comincia a pensare anche a te rispettando gli altri, essendo di aiuto agli altri, e io questo sto facendo.

Per quanto durerà? non lo so, non mi interessa perché sono a credito, ho 10 anni di vita che ho fregato alla morte”.

– Lei sostiene che si deve amare ciò che ci è stato donato: chi in particolare?

“La vita, non una cosa materiale”.

– Quale è il senso di condividere su Facebook la cronaca della sua morte pubblica?

“E’ il senso della vita.

Il mio messaggio è: ragazzi, è capitato a me e sono stato fortunato. Fate le corna, ma ricordatevi che la vita è una, non vi lamentate, guardatevi intorno a quello che c’è di bello, non state a bubbolare e a incazzarvi, tanto la vita è questa e non la si può cambiare, specialmente la vita degli altri che si interseca con la vostra.

Non siamo noi a gestire e a decidere quello che devono fare gli altri, né li possiamo convincere perché tutti coloro che fanno una cosa purtroppo difficilmente cambiano idea e tornano sui loro passi anche se ci hanno creato un problema. Prendiamola in maniera molto più leggera.

Questo è come dire: sono morto, sono rinato e sono contento.

All’inizio nei miei post su Facebook scrivevo sempre: viva la vita. Era un inno a tutti quelli che magari non hanno avuto un’esperienza come la mia e hanno sempre da fare, da fare, da fare per cui stanno sempre incazzati.

Qualcuno mi ha anche ringraziato per aver condiviso la mia esperienza, per avergli fatto vedere le cose in maniera diversa, per la mia positività”.

– A chi dedica la sua rinascita?

“A mia mamma, la quale per me ha finito la sua esistenza, ringraziandola anche perché prima o poi ci incontreremo”.

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