Vedeva l’amante della compagna ovunque e non perdeva l’occasione di insultarla, minacciarla e percuoterla, anche davanti ai figli.
E’ andata avanti così per almeno 4 anni e la situazione degenerò quando lei gli annunciò la fine dell’amore.
Per questo ieri, mercoledì 21 maggio, il Tribunale di Tivoli ha condannato in primo grado un 50enne italiano a 4 anni e 8 mesi di reclusione per maltrattamenti aggravati ai danni della compagna, una donna italiana di 53 anni residente a Guidonia Montecelio.
Il Collegio presieduto da Sergio Umbriano – a latere i giudici Matteo Petrolati e Francesca Fabbrini – ha condiviso la ricostruzione della Procura di Tivoli, che ha proposto una pena pari a 5 anni e 6 mesi, condannando l’imputato alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
La vicenda, avvenuta nel quartiere residenziale di Setteville Nord, fu denunciata nel 2021 ai carabinieri della Tenenza di Guidonia dalla 53enne che si è costituita parte civile nel processo tramite l’avvocata Deborah Soria.
In realtà la donna nel 2018 e nel 2019 aveva già presentato due denunce nei confronti dell’uomo col quale aveva iniziato la relazione nel 2017 culminata con la nascita di un figlio.
Finita per due volte al pronto soccorso in seguito alle aggressioni del compagno violento, tuttavia la donna rinunciò a proseguire l’azione penale e il fascicolo venne archiviato dalla Procura di Tivoli.
Procura, che davanti alla terza denuncia sporta nel 2021, stavolta è andata fino in fondo imputando all’uomo i soprusi commessi fino dall’ottobre del 2019.
Secondo la ricostruzione dei magistrati, il 50enne avrebbe maltrattato sistematicamente la donna con comportamenti violenti fatti di spintoni e schiaffi.
Pare che l’uomo fosse ossessionato da un fantomatico amante della compagna, un amante creato dalla mente del 50enne quando la compagna gli comunicò l’intenzione di interrompere la relazione sentimentale.
A quel punto, il 50enne divenne ancora più violento.
Aggressioni, botte, minacce di morte e intimidazioni come “Stai attenta quando sei per strada perché io lavoro con il motorino”, “prima o poi non ritorni a casa”, “fai una brutta fine”, “ti sotterro”.
Senza contare le espressioni offensive quotidiane come “madre di m…a”, “donna di m…a”, “fai schifo”, “zo…a” e “pu…a”.
Durante il processo il 50enne non si è mai presentato in Tribunale ed è stato condannato in contumacia anche al risarcimento danni da liquidarsi in separato giudizio civile, all’immediato pagamento di una provvisionale di 10 mila euro a favore della vittima, oltre alle spese processuali e di costituzione di parte civile pari a 2.028,13 euro.
“Sono molto soddisfatta del verdetto del Tribunale – commenta l’avvocata Deborah Soria, legale di parte civile della donna e dei suoi due figli minori – Dopo tanti anni la mia assistita ha trovato il coraggio di uscire da questa situazione di dolore e sofferenza anche grazie al sostegno dei carabinieri che l’hanno rassicurata e della Procura che è intervenuta in maniera veloce”.