Da Angelo Antonini di Villanova di Guidonia riceviamo e pubblichiamo:
“Non ho mai capito perché il parcheggio riservato ai disabili è sempre il posto più ambito dai normodotati.
Merito del fatto che è molto vicino all’entrata dell’edificio oppure perché è semplicemente libero.
Quando trovo qualcuno che ha occupato un posto a cui non ha diritto e lo faccio notare sento sempre le solite risposte: “Scusa guarda 5 minuti e vado via!”, “Scusa è che non c’erano altri posti liberi, ora mi sposto!”, oppure la peggiore “Ma che te ne frega non sono cose che ti riguardano!!!”.
E invece, sono cose che mi riguardano!
La disabilità è parte della mia vita!
Mi chiamo Angelo e da 8 anni sono padre di una bellissima bambina, Mariagrazia, nata con una mutazione genetica rara, Gnao1 e posso confermare che la disabilità mi riguarda da vicino.
Non scrivo per criticare oppure trovare un colpevole, vorrei soltanto sensibilizzare più persone possibili e far capire che un parcheggio oppure il bagno riservato a portatori di handicap sono dinamiche che facilitano e rendono la vita accessibile a chi come me vive con più difficoltà, soprattutto da genitore separato e solo.
Ovviamente so per certo che queste agevolazioni non risolvono il problema, un parcheggio non toglie la disabilità, ma semplificano la mobilità di una bambina che cammina con il suo deambulatore o magari aiutano una mamma che deve portare la figlia con la sedia a rotelle, lo zaino e il computer puntatore oculare (computer che si utilizza con lo sguardo).
Genitori e persone con disabilità sono abituati a lottare, gli standard di vita sono tutti contro, barriere architettoniche, burocrazia, salite, scale sono l’avversario quotidiano di una vita dura e ricca di imprevisti.
E il vero problema dei soggetti fragili è l’instabilità della vita che può cambiare con molta facilità.
In passato la disabilità è sempre stata nascosta e mascherata, poche erano le famiglie che affrontavano il mondo esterno, sia per paura di un giudizio, sia per semplice vergogna.
Inevitabilmente tutto questo ci ha portato a vivere in un paese con troppe barriere, frutto di amministrazioni incuranti delle difficoltà e degli spazi indispensabili per vivere agevolmente in tutte le condizioni.
Spesso gli sguardi delle persone sono coltellate che ti arrivano nel profondo.
Attraverso la mia esperienza di vita posso dire che lo fanno non per giudicare ma solo per paura, paura che possa succedere anche a loro.
La diversità fa paura e cambiare la propria vita per affrontarla spaventa ancora di più, quello che ieri era semplice e scontato, oggi non lo è!
Ultimamente si parla sempre di inclusione e nel 2025 nascondersi non è la mossa vincente.
Cercare di vivere al meglio secondo le proprie possibilità e con un briciolo di indipendenza è quello che ogni genitore sogna per il figlio e questo è quello che anche noi GENITORI RARI vogliamo per i nostri EROI.
Ogni mattina sia io che Silvia (la mamma di mia figlia) perdiamo 10/15 minuti per parcheggiare oppure per entrare dentro il plesso La Marmora di Villanova.
Il pensiero di tutti è sempre il solito, non ci sono controlli, in realtà la questione riguarda l’educazione e il rispetto verso gli altri.
Provare a metterci nei panni di chi ci sta vicino tutti i giorni, magari a scuola uscendo dalla mediocrità e dall’egoismo, basterebbe già a migliorare le cose.
Essere generosi di spirito aiuta sia la persona che offre aiuto, sia chi lo riceve, perché tutti viviamo entrambe le situazioni, una volta chiediamo aiuto ed una volta lo diamo.
Fortunatamente posso confermare per esperienza che le persone con poca educazione e con troppa superficialità sono molto poche rispetto a quelle che sono pronte a mettersi in gioco per dare una mano nella salita.
C’è chi ti manda un sorriso e ti spinge ad andare avanti con la tua missione di vita e c’è chi semplicemente ti apre gentilmente lo sportello della macchina quando hai le mani impegnate, piccoli gesti di cui abbiamo bisogno, piccoli accorgimenti che rendono migliore l’esistenza.
Se ti trovi in prossimità di un parcheggio riservato rifletti prima di occuparlo perché forse proprio in quei 5 minuti sta arrivando un padre o una madre che stanno portando la loro figlia con mobilità ridotta a scuola, non ti fermare frettolosamente davanti al cancello, pensa che quel passaggio può servire ad un mezzo di soccorso oppure a chi ne ha bisogno perché non può camminare.
Ti invito ad uscire dalla tua normalità per qualche minuto e a vedere la vita con gli occhi di chi non ha la tua stessa fortuna, ma ha il diritto come te di vivere e muoversi liberamente in tutte le situazioni”.