La casa di Carlo è stata ristrutturata dall’impresa a cui la Regione Lazio aveva affidato i lavori di ripristino, ma tali lavori sono stati eseguiti in modo a dir poco approssimativo, lasciando più problemi di prima. L’abitazione è piena di umidità, con evidenti crepe sui muri e pendenze che arrivano fino a 10 centimetri tra l’inizio e la fine di una parete. L’impianto elettrico è stato lasciato per la maggiore con i fili scoperti e, cosa ancor più grave, il pavimento della camera da letto poggia per metà sul vuoto del terreno con il rischio di sprofondare da un momento all’altro.
Pur con i lavori eseguiti in questo modo, il Comune di Guidonia ha dichiarato i lavori terminati e chiesto a signor Tafani di firmare la revoca dello sgombro. Di fronte ai lavori eseguiti in quel modo il rifiuto di firmare le carte è stato immediato. La protesta del signor Carlo è silenziosa e rivolta alle istituzioni che hanno permesso che tutto questo avvenisse per di più ad una persona con invalidità grave. A protestare con Carlo c’è anche il figlio Ubaldo Tafani, anch’esso rimasto coinvolto nella sciagura della casa lesionata dalla subsidenza poiché abitava vicino al padre al civico 38 di Via Abruzzo. Il figlio di Carlo ha presentato un esposto alla magistratura e spera che si faccia chiarezza su come siano stati gestiti i fondi per eseguire i lavori di ripristino delle abitazioni. I costi per la messa in sicurezza delle case lesionate in quella zona di Villalba sono infatti lievitati dagli iniziali 2,7 milioni di euro ai 4 milioni e 473 mila euro del 2011.
Marco Scipioni