Gatti avvelenati con polpette e siringhe al veleno
Per le strade di Marcellina si aggirerebbe una mano a caccia di gatti. Una mano che si avvicinerebbe ai mici armata di siringa per iniettargli veleno per topi o lumache, ma anche stricnina o addirittura il liquido antigelo per le automobili. Oppure pronta a gettare in terra le più classiche polpette avvelenate. Quello che è certo è che in una traversa interna di via della Stazione sono diverse le famiglie che negli ultimi tre anni hanno dovuto fare i conti con quella che può definirsi a tutti gli effetti una strage di gatti. Tra quelli trovati morti e quelli scomparsi nel nulla se ne contano almeno una decina.
Le testimonianze delle famiglie in via della Stazione
Rossella Ferrara, 38 anni, ex impiegata, e Gianluca De Milo, 40 anni, impiegato (nella foto a sinistra) solo in una notte di metà settembre hanno dovuto fare i conti con ben cinque gatti tra quelli uccisi o scomparsi nel nulla. La coppia aveva scelto di vivere a Marcellina pensando fosse un posto tranquillo anche per i propri gatti, ora a distanza di tre anni invece si lascia sfiorare dall’idea di andarsene via ogni volta che il pensiero torna ai “bambini”, così li definiscono, morti ammazzati o “volatilizzati”.
“E’ un incubo – racconta Rossella mentre stringe a se uno dei cinque mici “sopravvissuti” – non capiamo come sia possibile che qualcuno si accanisca in questa maniera contro i gatti. Finora in casa ne abbiamo portati una decina, tutti trovatelli, accolti con amore, li abbiamo curati, portati dal veterinario, medicati. Sono stati tutti vaccinati e sterilizzati. Erano gatti affettuosi, appena rientravo in casa, quando riconoscevano anche solo il rumore dell’automobile, si facevano trovare davanti la porta a chiedere coccole. Ci facevano compagnia, siamo davvero sconvolti per quello che è successo”. E forse proprio la fiducia che i gatti avevano nei confronti dell’uomo li ha traditi. “Erano abituati al contatto con le persone – aggiunge il marito Gianluca – probabilmente anche per questo motivo potrebbe essere stato facile avvicinarli, prenderli e fargli una puntura di veleno. Adesso cerchiamo di tenerli sotto controllo, chiusi in casa, ma ovviamente è difficile far vivere i gatti in queste condizioni. Visto gli ultimi episodi stiamo valutando se esporre denuncia ai carabinieri contro ignoti”. Secondo quanto potuto ricostruire chi agisce contro i gatti userebbe siringhe riempite con sostanze che avvelenerebbero gli animali con tempi rapidissimi. Una puntura e per i gatti rimarrebbero poche ore di vita, forse nemmeno il tempo di riuscire a tornare a casa.
IL CIMITERO DEI GATTI
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I gatti avevano tutti meno di un anno. I cinque rimasti vittime della strage della scorsa settimana sono solo le ultime vittime di una catena di episodi che vanno avanti da quasi tre anni. Pochi giorni dopo Capodanno erano scomparsi senza lasciar traccia Dafne e Giacomino, fratelli di un anno e quattro mesi. Poi a febbraio è stato trovato in giardino un gatto morto per avvelenamento, mentre un altro è riuscito a tornare a casa con i chiari sintomi di avvelenamento.
Un dramma che conosce bene anche Carmela Parisi, impiegata, dal 2007 a Marcellina, anche lei in uno degli appartamenti in via della Stazione: “Io ormai ho rinunciato ad avere gatti in casa. Gli ultimi due che avevo li ho portati in campagna, qui non stanno tranquilli. Me ne sono spariti tre, non è possibile vivere in queste condizioni, è disumano quello che succede qui”.
E sempre nella zona di via della Stazione sono stati segnalati altri casi. Sono almeno tre le famiglie che nelle ultime settimane hanno subito la scomparsa dei propri gatti, in tutto un’altra decina. Alcuni sono stati trovati morti avvelenati, di altri invece proprio non si è avuto più traccia.
Gatti catturati per essere mangiati
E’ stato calcolato che nel 2011 (la statistica più recente) in Italia sono stati mangiati 6.000 gatti. A sbilanciarsi l’Aidaa, l’Associazione italiana difesa animali e ambiente, che ha raccolto segnalazioni provenienti da ogni angolo della Penisola. Gatti uccisi e cucinati non solo per effetto della crisi, ma anche per “una vera e propria abitudine culinaria”. Il timore è che la scomparsa di tanti gatti a Marcellina nel giro di poco tempo, ed in una zona piuttosto cirscoscritta, sia dovuta ad una sorta di caccia con l’obiettivo di cucinare gli animali per mangiarli. In caso di avvelenamento la carcassa degli animali spesso viene ritrovata, magari anche distante rispetto al luogo dopo potrebbe aver cosumato il pasto fatale. Nel caso invece di una cattura per finire in un piatto è più probabile che non vengano lasciate tracce, e quindi troverebbero una risposta le tante sparizioni nel nulla segnalate.
Ovviamente il condizionale è d’obbligo ma le preoccupazioni più che sono concrete.
Massimo Cimò