Il copione è sempre lo stesso. L’adescamento su Facebook, le lunghe conversazioni in chat, la conquista della fiducia e poi l’appuntamento. Dove non si presentava da solo, ma sempre accompagnato e così abusava della vittima prescelta.
Per questo ora rischia un nuovo processo Mario Seferovic, il 24enne residente nel campo nomadi di via di Salone meglio noto sui Social Network come “Alessio il Sinto”, autore di uno stupro di gruppo ai danni di due 14enni avvenuto a maggio 2017 in un boschetto di via Collatina.
La Procura di Tivoli ha chiuso una nuova indagine a carico del giovane e del suo amico Bilomante Maikon Halilovic, di 23, per il primo stupro condannati rispettivamente a 6 e 5 anni di reclusione. Stavolta c’è anche un terzo rom indagato per violenza di sessuale di gruppo, minaccia e adescamento di minorenni: Ibrajme Halilovic, 22enne estraneo alla vicenda di maggio 2017 quando “Alessio il Sinto” e l’amico legarono ad una ringhiera due 14enni stuprate a turno in un campo sulla Collatina tra via Renato Birolli e via Collatina.
L’episodio contestato dai magistrati tiburtini sarebbe avvenuto a giugno 2017 in un casolare abbandonato tra via Casal Bianco e via Ludovico Muratori a Setteville di Guidonia. La vittima, un’altra 14enne italiana adescata anche lei su Facebook che soltanto a distanza di anni è riuscita a trovare la forza di raccontare il dramma.
Stando alla ricostruzione della Procura, l’adolescente chattò per settimane con Seferovic, che sembrava educato ma la vittima non sapeva che qualche giorno prima aveva violentato due minorenni quindi accettò il suo invito a conoscerlo. Ma l’appuntamento era una trappola, perché “Alessio il Sinto” sarebbe stato in compagnia di Maikon, Ibraime, e di altri due ragazzi che la vittima non ha saputo identificare. L’adolescente ha riferito di essere stata minacciata e costretta a seguirli nel casolare abbandonato, dove si sarebbe consumato lo stupro e lo sfregio di essere filmata mentre veniva violentata.
Al termine dell’abuso, una nuova minaccia di “Alessio il Sinto”: “So dove abiti – avrebbe dettoil rom alla vittima – se parli, farò del male anche alla tua famiglia”.
