A Palombara Sabina la solidarietà social spezza i tabù

Una donna su Facebook chiede aiuto e lo ottiene, haters non pervenuti  

di Annamaria iantaffi 

Domenica 17 maggio, intorno alle 9 del mattino, è comparso un post sul gruppo di Facebook Sei di Palombara Sabina se… dove una donna, che non vuole essere riconosciuta e che chiameremo Martina, scriveva: “Scusatemi, la mia situazione non è mai stata così problematica, quindi vi chiedo gentilmente se sapete come devo fare per rivolgermi alla Protezione Civile di Palombara e rientrare nella lista delle persone che hanno bisogno di qualche pacco spesa. Mi vergogno da morire, non avrei mai pensato di arrivare a questo, grazie a chi potrà darmi risposte”. 

Subito la solidarietà dei suoi concittadini si è attivata e lei ha ricevuto non solo messaggi di vicinanza, che la rassicuravano sul fatto che non fosse la sola ad avere bisogno, ma anche altri in cui le davano i contatti della Protezione Civile o di possibili datori di lavoro come baby sitter o colf. Il coraggio di chiedere aiuto Martina l’ha trovato guardando il video che pochi minuti prima il Sindaco di Palombara, Alessandro Palombi, aveva postato su Facebook, in cui si descriveva il lavoro di raccolta dei generi alimentari fatto per il Banco della Spesa Solidale nei giorni precedenti da parte della Croce Rossa e della stessa Protezione Civile.

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In pochissime ora Martina non solo è riuscita a contattare la Protezione Civile, prendendo accordi per ottenere i pacchi spesa dalla prossima settimana, ma ha anche ottenuto una proposta di lavoro saltuario e temporaneo. “Chiedere aiuto mi è servito, facendolo ho rotto un muro interiore, un tabù che mi ha sollevato dall’angoscia e mi ha portato a contattare persone non solo solidali ma anche umili nel darmi consigli”, racconta Martina. “Lo sfogo mi ha fatto liberare da un peso, per questo ho accettato di raccontare la mia storia: spero che aiuti altre persone a reagire e a non farsi prendere dallo sconforto”.  

Martina, madre di un figlio, prima dell’8 marzo lavorava ormai da 10 anni come risponditrice inbound per l’assistenza dei clienti nei call center, l’ultimo su via Tiburtina, con cui aveva sottoscritto un Co.co.co. Prima aveva lavorato anche con Amazon per otto mesi, ma non si era vista rinnovare il contratto allo scadere delle sei proroghe previste dal Decreto Dignità. Dopo più di due mesi di inattività a causa della pandemia, Martina ha iniziato a non poter più pagare il mutuo di 600 euro che aveva acceso nel 2011 per l’acquisto della sua casa palombarese, che prima divideva con il marito. Alla perdita del lavoro a tempo indeterminato, la banca le concesse una moratoria, che non le ha rinnovato ora, in tempi di Covid-19, con la motivazione che aveva già ottenuto una proroga, nonostante non fosse morosa. L’ammontare del mutuo, unito alle spese delle bollette, ha sovrastato le capacità di Martina di affrontare da sola i suoi problemi, nonostante le siano arrivati una tantum i 600 euro del Decreto Cura Italia e nonostante abbia usufruito dei buoni spesa del Comune. I social media, una volta tanto, sono stati forieri solo di buone notizie.   

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