Ieri sera, sabato mi ero preparato per uscire con una fidanzatina e mentre indugiavo allo specchio asciugandomi i capelli e cercando di dargli una vaporosità che più non hanno, e pregustavo la cenetta a base di pesce che ci aspettava, sopraggiunse una telefonata che smorzó tutti gli agognati ardori. La mia desiderata compagna, scusandosi con voce apparentemente triste mi informava che a seguito di un contrattempo accadutogli nel pomeriggio non era nelle condizioni di rispettare l’impegno. Da gentiluomo invece di mandarla a quel paese mi proruppi in due o tre giustificazioni in Sua vece tali da rassicurarla e augurandogli una felice serata, troncai la telefonata.
Mi sono detto vedró la partita di calcio Verona-Roma. Cerco il canale su Sky e scopro che è trasmessa da DAZN a cui non sono abbonato. Visto che aspiro a diventare critico televisivo per Tiburno.tv, mi vedró una trasmissione televisiva.
La mia scelta si è indirizzata verso Ballando con le stelle condotta dalla bella e brava Milly Carlucci.
Dopo questo lunghetto preambolo volete sapere in estrema sintesi cosa ne penso? Mi sembra di esser passati in un battere di ciglia, in pure stile Rai Uno, dal bigottismo democristiano ad un progressismo inconsapevole. Dopo una mezz’oretta di trasmissione mi sono detto: se questo è il senso comune degli italiani povera Italia se invece è una discreta parodia dell’avanspettacolo che furoreggiava nei cinema negli anni cinquanta / sessanta, e se serve a veicolare spot pubblicitari e far trascorrere un paio di ore ad un popolo affronto dal Covid e alla prese con i problemi irrisolti della scuola e dal timore di perdere il posto di lavoro non bisogna fare troppo gli schifiltosi, come ci insegna il principe dei critici tv Aldo Grasso.
In fondo la televisione serve a proporre e ad assecondare, da sempre, una sottocultura di massa. Eppoi vedendo sfilare in pista i diversi concorrenti non era difficile individuare il rispettivo patronage e le ragioni del loro riciclo. La giuria, per evidenti ragioni economiche è rimasta la stessa dell’anno scorso (si sono detti in Rai facciamo due edizioni e ne paghiamo una). Come novità di sono aggiunti due, per il momento, Tribuni del popolo che dovrebbero nelle intenzioni dei curatori difendere gli interessi dei telespettatori, selezionati tra i dopolavoristi della rete.
Per quanto riguarda i concorrenti e la giuria è stato fatto un eccellente lavoro. Per il cast complessivo mancano soltanto Sgarbi e l’ex fidanzato di Belen un vero numero uno a Suo dire.
Ma questi fanno parte dell’altra scuderia. L’ascolto è nella media per trasmissioni di intrattenimento come questa. Un telespettatore su cinque si è sintonizzato sulla prima rete Rai, non è molto ma neppure così poco.
Qualche amico questa mattina mi faceva notare che oltre i riciclati , i concorrenti gay trend voluti dal direttore della rete ammiraglia, erano un po’ troppi. Mi sono giustificato dicendogli che la funzione pedagogica una televisione pubblica la deve sempre coltivare ,proponendo e a volte promuovendo accettazione di modelli che servano a contenere e /o reprimere manifestazioni di omofobia. Sarcastico mi ha risposto: se il tuo ragionamento fosse vero non avremmo avuto gli omicidi di Colleferro e di Caivano.
Confesso che non gli ho saputo rispondere. Mi sono ripromesso di rifletterci. Certo mi sono chiesto perché Lina Sastri una brava attrice di teatro ha accettato di far parte di una compagnia di quasi sfaccendati? Il mio amico che da molto del mondo dello spettacolo e che legge Dagospia mi ha sussurrato, che la depressione non guarda in faccia nessuno. Non so se ho capito veramente. Ma come diceva Arbore; non capisco ma mi adeguo”.