Era iniziata come una relazione “aperta”. Un rapporto di solo sesso, senza coinvolgimento emotivo e legami, in cui entrambi, di comune accordo, avrebbero potuto incontrare altri partner sessuali.
Ma tra Federico (il nome è di fantasia), libero professionista tiburtino di 53 anni, e Paola (anche il suo è un nome inventato), laureata romana oggi 27enne, l’accordo è durato pochi mesi perché dalla passione è nata anche la gelosia.
Troppa secondo lei, che si è sentita oppressa a tal punto da denunciarlo per stalking.
A mettere la parola fine alla relazione della coppia è stata la Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma Tiziana Coccoluto che ha scagionato l’imputato dall’accusa di atti persecutori aggravati dal mezzo informatico e dalla precedente relazione affettiva.
La giudice ha infatti condiviso la tesi dei difensori del 53enne, gli avvocati Mirko Mariani ed Eleonora Malizia di Tivoli, dichiarando di non doversi procedere perché il fatto non sussiste.
Dal processo è emerso che Federico e Paola si erano conosciuti su Tinder, una delle più note applicazioni mobili per incontri, intrattenendo una relazione dai primi di ottobre 2021 alla fine di giugno 2022.
Sulla carta non sarebbe dovuta essere una “canonica” relazione di coppia, ma una relazione “aperta”, ovverosia un rapporto non monogamo.
Solo che tra il dire e il fare c’è di mezzo la passione, perché ben presto la relazione si è trasformata a tratti in “ibrida”, perché entrambi richiesero al partner lealtà, onestà e trasparenza. Fatto sta che tra i due in più di un’occasione si sono innescate delle forme di gelosia reciproca tipiche dei fidanzati, che la giovane ha interpretato come “morbosità”.
Tant’è che il 28 giugno 2022, su consiglio di amiche, la ragazza si presentò in Polizia per denunciare l’amante lamentando episodi di ingiuria, molestia e minaccia.
Alla denuncia la 27enne allegò anche gli screenshot di alcuni messaggi inviati dal 53enne su WhatsApp. Alcuni, ma non tutti, soltanto quelli considerati dalla Procura più compromettenti.
A smontare l’accusa di stalking è stata l’analisi certosina effettuata dall’avvocata Eleonora Malizia su 597 pagine di messaggistica WhatsApp intercorsa tra la ragazza e l’uomo da ottobre 2021 a giugno 2022.
La lettura di ogni singolo messaggio ha convinto la giudice Coccoluto che non esisteva alcun rapporto di sudditanza o connotato da intento persecutorio, quanto un rapporto di reciproca soddisfazione tra i due intervallato da momenti di ripensamento e riflessione sulla struttura della relazione, che – seppure improntata alla libertà reciproca – creava comunque momento di frizione rispetto a concetti quali lealtà, trasparenza e fiducia.
Gli sfoghi di gelosia di Federico sono risultati fatti episodici cui sono sempre seguiti chiarimenti e incontri tra i due. Sfoghi, dopo che la giovane aveva avuto incontri con altri uomini.
Dall’analisi delle chat è emerso inoltre che il numero di messaggi inviati durante la relazione da parte di Paola era addirittura superiore a quello di Federico.
Ma non è tutto.
Fino a pochi giorni prima della denuncia la 27enne ha inviato al 53enne messaggi sessualmente espliciti in cui mostrava le parti intime e si compiaceva degli incontri con l’uomo. L’ultimo messaggio, dopo una scenata di gelosia di Federico che, tra rimproveri e dichiarazioni d’amore, su WhatsApp le annunciava la fine della storia.
“Io non voglio chiudere con te – scrisse la donna il 27 giugno 2022, cioè 24 ore prima della querela – E il nostro rapporto non si chiuderà così con due messaggi…”.