TIVOLI - Sfrattato spara all’ufficiale giudiziario, la solidarietà della Camera

Cosimo Arnone ricevuto dalla Commissione Giustizia dopo aver rischiato la vita durante uno sfratto

Ha rischiato la vita durante il lavoro, perché lo sfrattato ha accolto lui e i carabinieri con una 357 in pugno sparando all’impazzata.

Mario Salvatore Bianco, il 62enne che ha sparato a Cosimo Arnone durante lo sfratto a San Cesareo

Cosimo Arnone è l’ufficiale giudiziario del Tribunale di Tivoli che lo scorso 18 giugno si è imbattuto in Mario Salvatore Bianco, un 62enne detenuto agli arresti domiciliari, che abitava in un immobile a San Cesareo ed è stato arrestato per tentato omicidio, porto di arma clandestina, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

LA SOLIDARIETA’ DELLA COMMISSIONE GIUSTIZIA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Da sinistra: l’ufficiale giudiziario Cosimo Arnone, il presidente della Commissione Giustizia Ciro Maschio e Alessandro Palombi, deputato del Collegio Tivoli-Guidonia Montecelio

 

Mercoledì 17 luglio, a un mese dal drammatico fatto di cronaca, Cosimo Arnone è stato ricevuto alla Camera dal presidente della Commissione Giustizia Ciro Maschio (FdI) e dall’onorevole Alessandro Palombi (FdI), membro della Commissione Giustizia, sindaco di Palombara Sabina e deputato del Collegio Tivoli-Guidonia Montecelio.

“Abbiamo espresso la solidarietà e la vicinanza della Camera dei Deputati per il grave episodio di cui è stato vittima – spiega il deputato Palombi – E’ stata l’occasione per confrontarsi col signor Arnone e capire quale tipo di interventi mettere in campo per evitare il ripetersi di tali fatti”.

IL TENTATO OMICIDIO A COLPI DI PISTOLA DURANTE LO SFRATTO A SAN CESAREO

L’ufficiale giudiziario del Tribunale di Tivoli Cosimo Arnone

Martedì mattina 18 giugno il 61enne ufficiale giudiziario si era presentato insieme a due carabinieri presso l’abitazione di Mario Salvatore Bianco, a San Cesareo.

Pare che il 62enne detenuto ai domiciliari fosse in giardino, agitato, insieme alla moglie e al figlio. E abbia mostrato a Cosimo Arnone una sentenza del Tribunale di Tivoli di un risarcimento da 70 mila euro per lo sfratto.

Ma mentre l’ufficiale giudiziario stilava il verbale e i carabinieri chiamavano altre pattuglie in supporto per liberare l’abitazione, Mario Salvatore Bianco si è recato in garage per uscirne qualche istante dopo con una pistola in pugno.

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Un colpo. Un secondo. Il terzo mai partito grazie all’intervento del figlio di Bianco che ha tentato di disarmare il genitore, subito bloccato e ammanettato dai carabinieri.

Mario Salvatore Bianco è stato trovato in possesso anche di 21 proiettili, fascette da elettricista e un coltello: pare che il 62enne fosse intenzionato a sequestrare l’ufficiale giudiziario e a far intervenire i giornalisti pur di evitare lo sfratto.

L’UFFICIALE GIUDIZIARIO: “NEPPURE UNA TELEFONATA DA TRIBUNALE E MINISTERO”

“Ho apprezzato molto la convocazione da parte della Commissione Giustizia, un gesto di sensibilità non dovuta”, racconta Cosimo Arnone al quotidiano on line della Città del Nordest Tiburno.Tv.

“Ho apprezzato anche il messaggio di solidarietà e vicinanza inviatomi all’indomani dal fatto di straordinaria gravità da parte dell’avvocata Eliana Lelli, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Tivoli”.

Ma c’è un “però”, sottolineato dai sindacati che hanno richiesto un incontro all’Amministrazione centrale.

“Più grave del fatto in sé è il silenzio del Ministero di Giustizia – sottolinea Arnone – come quello del Tribunale di Tivoli e della Corte d’Appello: dopo trent’anni di servizio non mi è stato nemmeno chiesto “come stai?”, “hai bisogno di qualcosa?”, “ti serve un’ora di permesso?”, “hai necessità di giorni di riposo?”.

Niente: sono stato completamente ignorato nonostante sia quasi morto sul lavoro.

Se fossi morto, forse sarei stato un encomiabile servitore dello Stato e per me non si sarebbero risparmiati gli elogi”.

Cosimo Arnone racconta che a 48 ore della tragedia sfiorata a casa di Mario Salvatore Bianco, l’ufficiale giudiziario era comunque a Gallicano nel Lazio per eseguire uno sfratto senza forza pubblica, così come il 21 giugno, il 24 giugno e il 25 giugno.

E a luglio è comunque andato ad eseguire altri 10 sfratti.

“Noi ufficiali giudiziari – prosegue Cosimo Arnone – lavoriamo tutti i giorni in mezzo al dolore e alla disperazione delle persone, per cui siamo abituati ad insulti e minacce.

Mettiamo anche in conto di incontrare persone pericolose, è il nostro mestiere.

Ma nel mio caso c’è stato un tentato omicidio, un uomo ha sparato con una pistola e soltanto per fortuna non mi ha preso.

E allora c’era bisogno di qualcosa di più del silenzio, un dipendente pubblico che lavora sotto la stella bianca della Repubblica Italiana deve sentirsi parte di un’istituzione, il Ministero di Giustizia, io invece mi sono sentito orfano. Mi sarei aspettato che chi è nella cabina di comando si fosse reso conto che amministrare la Giustizia sulle carte è una cosa, ma per la strada è un’altra.

Senza i lavoratori e le lavoratrici della giustizia, non solo gli ufficiali giudiziari, non rimarrebbe nulla dei diritti costituzionalmente garantiti.

Noi lavoriamo proprio per difendere la Costituzione, applicare le sentenze, e garantire i diritti non solo di chi deve rientrare in possesso di un immobile, ma anche di chi deve lasciarlo”.

Nell’incontro in Commissione Giustizia i deputati Ciro Maschio e Alessandro Palombi hanno toccato il tasto delle misure da adottare per eseguire gli sfratti in sicurezza.

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“Non si risolve militarizzando un’attività civile a garanzia di tutti – prosegue Cosimo Arnone – non possiamo pensare di eseguire gli sfratti con l’elmetto e il giubbotto antiproiettile.

Pertanto non c’è bisogno di nuove misure legislative.

Secondo me, sarebbe sufficiente un protocollo di funzionamento con le forze dell’ordine e un atteggiamento deontologicamente corretto da parte di tutti gli avvocati.

Ma la parte del leone la fanno i media, in particolare quei programmi tv che disseminano paura e pregiudizio facendo confusione tra sfratti e sgomberi, come tra sfratti e occupazioni.

Non è raro per noi ufficiali giudiziari avere da parte di persone sotto sfratto risposte del tipo: “Voi non cacciate i delinquenti e gli extracomunitari, volete cacciare me?”.

La stessa frase l’ho sentita a San Cesareo prima di rischiare di essere ammazzato”.

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