GUIDONIA - Fairylands, Comune condannato a erogare 15 mila euro di contributo regionale

I soldi erano per l’edizione 2014: violando la legge, i grillini non pagarono perché all’epoca c’era il malaffare

La Regione Lazio aveva messo i soldi sul piatto della bilancia, ma la somma è rimasta nei cassetti del Municipio per dieci anni.

Ora però il Comune di Guidonia Montecelio dovrà erogare i 15 mila euro stanziati per organizzare l’edizione 2014 di “Fairylands”, il Festival di musica celtica che ogni estate anima la Pineta di viale Roma con oltre 40 mila presenze ad edizione.

Lo stabilisce la sentenza numero 7093 – CLICCA E LEGGI LA SENTENZA - pubblicata lo scorso 12 agosto dal Consiglio di Stato.

I giudici di secondo grado hanno accolto il ricorso dell’associazione Culturale “Orma” di Fonte Nuova, all’epoca organizzatrice dell’evento, ribaltando così la sentenza numero 4600 del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio del 20 aprile 2021.

Tre anni fa il Tar condivise la tesi dell’amministrazione comunale targata Movimento 5 Stelle e guidata dal sindaco Michel Barbet che il 19 novembre 2020 – a distanza di oltre 5 anni – annullò in autotutela la determinazione dirigenziale con la quale il 6 ottobre 2015 l’amministrazione Rubeis decise di anticipare i 30 mila euro stanziati dalla Regione in attesa dell’effettiva erogazione e contestualmente stabilì di liquidare 15 mila euro erogati materialmente soltanto il 12 febbraio 2016 (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

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Se non fosse che nella causale si fece riferimento all’anno 2015 anziché all’edizione del 2014. Per cui la determina di anticipazione e di liquidazione del 50% di contributo regionale fu corretta a penna.

Nella sentenza di primo grado il Tar giudicò legittimo l’annullamento in autotutela dell’atto, anche se avvenuto a quasi sei anni di distanza.

I giudici condivisero anche la motivazione dell’amministrazione Barbet secondo cui all’epoca Palazzo Matteotti era in balìa di una non corretta gestione ed erogazione delle risorse pubbliche a privati, sottolineando che la correzione a penna era apposta proprio da uno dei dirigenti coinvolti nelle vicende di malaffare culminate con la maxi-retata di 15 persone arrestate il 20 aprile 2017 dalla Procura di Tivoli nell’operazione denominata “Ragnatela”.

Una tesi smantellata dal Consiglio di Stato.

A parere dei giudici di secondo grado, infatti, non vi è alcuna dimostrazione che le vicende di malaffare avessero riguardato il procedimento di erogazione dei contributi in favore dell’Associazione Orma.

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Il Consiglio di Stato ha inoltre condiviso la lamentata violazione del termine massimo di 18 mesi entro il quale disporre l’annullamento d’ufficio di un atto pubblico considerato illegittimo, come previsto dalla norma. E in particolare ha riconosciuto che l’amministrazione 5 Stelle non avrebbe potuto esercitare il potere di annullamento d’ufficio a oltre 5 anni di distanza.

D’altronde – evidenziano i supremi giudici – l’amministrazione comunale “non solo non ha rappresentato l’esistenza di dichiarazioni false accertate con sentenza penale passata in giudicato, ma nemmeno ha dimostrato l’esistenza di una falsa rappresentazione dei fatti posti alla base del provvedimento annullato d’ufficio”.

Oltre al versamento del contributo regionale da 15 mila euro, il pastrocchio burocratico costerà ulteriori spese a Palazzo Matteotti: il Consiglio di Stato ha infatti condannato il Comune al pagamento di 4 mila euro di spese giudiziali in favore dell’Associazione Culturale Orma per il doppio grado di giudizio, oltre al 15 per cento per spese generali e agli accessori di legge.

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