Alla lettura del verdetto, è rimasto impassibile: ergastolo.
Si è concluso così oggi, lunedì 25 novembre, il primo processo di primo grado a carico di Alessandro Impagnatiello che il 27 maggio 2023 a Senago, in provincia di Milano, uccise a coltellate la fidanzata Giulia Tramontano, di 29 anni, incinta di sette mesi.
Nella Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne, la Corte di Assise di Milano ha condannato il 31enne Alessandro Impagnatiello all’ergastolo e a tre mesi di isolamento diurno per omicidio volontario pluriaggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere.
Non riconosciuta alcuna attenuante ed esclusa solo l’aggravante dei futili motivi, mantenendo quelle della premeditazione, della crudeltà e del rapporto di convivenza.
Il collegio, presieduto da Antonella Bertoja con a latere la togata Sofia Fioretta, ha anche riconosciuto il concorso formale tra l’omicidio e le altre due imputazioni di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale, applicando oltre all’ergastolo anche 7 anni di reclusione per questi ultimi due reati.
Impagnatiello è stato inoltre condannato a risarcire con provvisionali da 200mila euro ciascuna il padre e la madre di Giulia e con 150mila euro a testa il fratello e la sorella della vittima. Dai giudici è arrivata anche una più dura pronuncia sull’isolamento, calcolato in tre mesi.
Anche la famiglia di Giulia, in questi mesi, aveva sempre chiesto che l’ex barman fosse condannato all’ergastolo, l’unica pena “giusta” per lui, come avevano ribadito in più occasioni.
Impagnatiello all’ergastolo è detenuto nel carcere di San Vittore dal giugno del 2023.