Roma a rischio fallimento. Ma merita ancora di essere la Capitale d’Italia?

marino ignazio1“Da domenica Roma si blocca”. Con queste parole, il Sindaco di Roma, Ignazio marino, ha trasmesso tutta la rabbia per la mancata approvazione di quello che ormai è conosciuto come il “decreto Salva Roma”. Uno scontro frontale tra il primo cittadino e il premier Matteo Renzi che dovrebbe risolversi con l’approvazione di un decreto ad hoc per gli enti locali, in discussione nella giornata di oggi durante il consiglio dei ministri.

Ma come ha fatto la Capitale ad arrivare a questo punto? Quello che pesa nel bilancio sono soprattutto i debiti accumulati dalle municipalizzate che, secondo Riccardo Magi, consigliere radicale eletto nella lista civica di Marino, e che recentemente ha pubblicato alcuni dossier che riguardano le 70 aziende sul sito Open campidoglio, “gli amministratori hanno usato come bancomat, negli ultimi anni, anziché produrre una governace di tagli alle spese”. Un debito, di 20 miliardi di euro, che sarà difficile da sanare e che ha già richiesto l’intervento di un commissario nel 2008, durante la gestione di Gianni Alemanno. Un deficit che rischia quindi di paralizzare Roma. “Non sono un liquidatore”, dice Marino, che aggiunge: “Per marzo non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del Comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o per raccogliere i rifiuti. E neanche per organizzare la santificazione dei due Papi, un evento di portata planetaria”. Un alzata di tono che però non è piaciuta a Renzi, malgrado nella serata di ieri, abbia confermato l’intenzione di approvare il decreto che sblocca di fatto dei fondi necessari ad evitare la paralisi della Capitale. “Il governo deve dire con chiarezza se ci dà gli strumenti legislativi per risanare – dice Marino al termine di una giornata di fuoco tra Campidoglio e Palazzo Chigi -. I soldi che sono in quello che la stampa chiama ‘Salva Roma’ sono tasse dei romani che devono essere restituite ai romani, trasferite nel 2008. Il governo deve restituire a Roma ciò che è di Roma, stiamo pagando il debito di denaro dissipato negli ultimi 50 anni. Qui bisogna ancora pagare i terreni espropriati nel 1957 per costruire il Villaggio Olimpico, ma si può continuare a governare così la Capitale?”.

Si resta dunque in attesa. Mentre sono in molti, dal nord al sud del paese, a chiedersi se sia giusto pagare per gli “errori” di Roma. Una polemica che non è piaciuta al Sindaco, che ribadisce come Roma “in quanto Capitale d’Italia, merita di avere dei poteri speciali – e di conseguenza extra fondi – per il ruolo che ha”. E l’elenco delle incombenze di gestione che è costretto ad affrontare, Marino lo fa durante un intervista rilasciata ieri a SkyTg24: “Tutte le manifestazioni nazionali gravitano qui con costi di sicurezza e polizia straordinari. Oltre a questo c’è il costo, soprattutto in termini di gestione dei rifiuti, che hanno le ambasciate (smentito poi dall’ex presidente di Ama, Piergiorgio Benvenuti), e gli eventi prodotti dal Vaticano”. Una città che raccoglie la principale fetta di visite turistiche d’Italia e che non può permettersi il collasso.

E mentre si attende il risultato del consiglio dei ministri, c’è chi già vede, in caso di mancata approvazione del decreto, il commissario Giuseppe Pecoraro, già commissario straordinario dell’emergenza rifiuti sotto la guida di Alemanno, al governo della Capitale. Sarà vero?

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