“La Basf inquina”. Stasera fiaccolata dei comitati

Le recenti indagini avviate dalla Procura di Roma nei confronti della Basf, non hanno fatto altro che confermare i timori e le denunce dei residenti di Case rosse e dintorni. O almeno, questo è quello che li ha spinti ad organizzare una nuova manifestazione, prevista per stasera alle 19, attraverso la quale si vuole informare la cittadinanza ed organizzare i passi successivi della lotta. Tutela ambientale e diritto alla salute. Due questioni che non sono mai state così legate come in questo caso. Ed in molti guardano anche ai fatti di cronaca più lontani: c’è chi paragona la situazione del quadrante est di Roma all’Ilva di Taranto, oppure alla terra dei fuochi in Campania.

 

La fiaccolata

Si parte alle 19. Il ritrovo è di fronte all’asilo di via Guglielmo Ionizza (Parco Tibur). Un corteo, organizzato dal comitato di quartiere di Case rosse, quello di Settecamini, l’associazione Forno casale e l’associazione Crescere insieme. Due gli obbiettivi: no all’inceneritore, si alla delocalizzazione della multinazionale. “È ormai evidente che la Basf non può più continuare ad operare in un territorio così vastamente urbanizzato – spiega Federico Giacomozzi, comitato di quartiere Case rosse -, il tavolo con l’assessore alla Programmazione urbanistica, Giovanni Caudio, va avanti e noi vogliamo farci trovare pronti”. Istanza centrale anche per i cittadini, il mantenimento dell’attività industriale e dei posti di lavoro, “purché si faccia altrove”.

 

La lunga lotta contro la Basf

Sono 30mila i romani che vivono e lavorano tra Case rosse e Settecamini, a poca distanza dalle canne fumarie della Basf. Una battaglia per il diritto alla salute che dura ormai da qualche anno. “Nel suo stabilimento ‘insalubre di prima classe’ di via di Salone, la società Basf (ex Engelhard) deposita e brucia ogni giorno, dal 1956, tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi provenienti da stabilimenti chimici di tutto il mondo, recuperando e riciclando i metalli preziosi residui della combustione – recita il comunicato congiunto dei comitati promotori della fiaccolata di stasera -. Un business molto interessante e remunerativo per la multinazionale, che però non è più compatibile con la realtà ed i numeri del territorio circostante: oltre allo stoccaggio di sostanze nocive e pericolose e alle emissioni tossiche nell’aria di Settecamini, le acque reflue dei processi chimici vengono versate nel fiume Aniene, affluente del Tevere, anch’esso già ampiamente inquinato”. I comitati ricordano inoltre come il 30 dicembre 2011, l’allora presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, concesse l’Autorizzazione integrata ambientale (aia), consentendole di continuare a bruciare sostanze tossiche e nocive nel suo impianto alle porte di Roma, a ridosso di alcune centinaia di abitazioni e un asilo nido. “Con precise motivazioni, denunciammo l’aia come illegittima – continuano i comitati -, autorizzava l’aumento da 240 a 850t/anno (+254%) dei rifiuti pericolosi bruciati nell’inceneritore ed il trattamento di nuove tipologie di rifiuti che prima non potevano essere portati e trattati a Roma, portando così i rifiuti totali da bruciare nell’inceneritore da 1100 a 1600 t/anno (+45%)”.

 

Al Tar

E così, con il supporto dell’associazione ambientalista Raggio Verde e grazie al patrocinio gratuito concesso dallo Stato, è stato mandato avanti un ricorso al Tar contro questa autorizzazione “ritenuta scandalosa”. Entro i primi di luglio dovrebbe pronunciarsi sulla questione con un verdetto finale. “Abbiamo fiducia nel sistema e nell’attività della magistratura che sta indagando sulla situazione – conclude Giacomozzi -, la manifestazione di stasera vuole dire anche questo, non abbassiamo la guardia e aspettiamo che giustizia venga fatta”.

Veronica Altimari

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