Polizze contraffatte o stipulate con compagnie fallite. Atti fasulli presentati al Comune dagli imprenditori del travertino a garanzia delle autorizzazioni per scavare.
E’ l’inchiesta del Commissariato di Tivoli sulle fidejussioni che per il momento vede indagato un 46enne stimato broker di Tivoli e punto di riferimento per molti imprenditori delle cave, agente di compagnie come “Groupama” ed “Elba Assicurazioni”, titolare di “Assigroup 2015 srl” e “Alpha Group”.
Il professionista – indagato per truffa aggravata, danneggiamento fraudolento di beni assicurati, uso abusivo di sigilli e strumenti veri e perfino per sostituzione di persona – lunedì 13 luglio è stato interrogato dagli agenti diretti da Paola Di Corpo su delega del sostituto procuratore di Tivoli Giuseppe Mimmo, titolare delle indagini.
“Il mio assistito – spiega l’avvocato Giuseppe Poerio dello “Studio Legal Brain” di Guidonia – ha risposto con serenità a tutte le domande chiarendo la sua posizione con gli inquirenti ai quali spettano tutte le valutazioni sul caso. Una cosa è certa: la situazione è diversa da come finora è stata prospettata”.
Secondo la prima ricostruzione della Squadra Investigativa del Commissariato di Tivoli, il 46enne sfornava una fidejussione fasulla dopo l’altra scucendo agli imprenditori i premi annuali e incassando bonifici da un minimo di 20 a un massimo di 40 mila euro.
A “scoperchiare” tutto nell’estate 2019 era stata la compagnia “Groupama” che, entrata in possesso di una polizza palesemente contraffatta stipulata dall’indagato ad un imprenditore del travertino, aveva presentato denuncia alla Procura di Roma. Pare che a mettere la pulce nell’orecchio della Compagnia siano stati altri agenti che non riuscivano più a chiudere contratti con gli imprenditori del travertino, ai quali verrebbe richiesto di versare a garanzia le obbligazioni personali pari al valore della cava assicurata.
Valori che oscillano da un minimo di un milione a un massimo di dieci milioni di euro. Fatto sta che alla segnalazione della “Groupama” sono seguite le denunce di altri cavatori che hanno scoperto l’impiccio casualmente, come quella di dicembre 2019 presentata dalle sorelle Anna ed Elisabetta Bernardini, titolari della “Giansanti Anna srl”, e come quella formalizzata a giugno da Fabio Di Marco, amministratore della “CM Caucci Mario”.
Dall’analisi della documentazione sequestrata, i poliziotti hanno scoperto il “trucchetto” utilizzato dal broker tiburtino. L’uomo stipulava coi cavatori polizze “Groupama” con numeri inventati firmando i contratti a nome di altri agenti della compagnia assicurativa denunciante. Non solo. Il professionista sarebbe arrivato addirittura a falsificare sia i sigilli che le firme del notaio per autenticare gli atti da consegnare al Comune.