A incastrarlo erano state le immagini che lo riprendevano mentre palpeggiava i pazienti.
Prove che la Procura riteneva inconfutabili, ma che non saranno prese in considerazione in quanto violano la privacy delle vittime per esser state acquisite in un luogo privato, senza previa autorizzazione del Giudice per le indagini preliminari e sulla base di una semplice “spiata” ricevuta dalla Polizia.
Lo ha deciso il Tribunale penale di Tivoli dove si sta celebrando il processo a carico del 53enne gastroenterologo dell’ospedale “San Giovanni Evangelista” arrestato per violenza sessuale il 22 febbraio 2020.
La Corte ha accolto e condiviso l’eccezione sollevata dalla difesa del medico a proposito della inutilizzabilità delle videoriprese effettuate su ordine della Procura dall’11 ottobre 2019 al 22 novembre 2019 oltreché delle successive intercettazioni – anche mediante videoripresa – eseguite su autorizzazione del Gip.
Un vero e proprio colpo di scena, perché ora la Procura si ritrova senza carte in mano da giocarsi per sostenere l’accusa di violenza sessuale avvenuta nell’ambulatorio al quarto piano dell’ospedale tra il 24 ottobre e il 23 dicembre 2019 nei confronti di almeno 14 uomini.
Vittime che in fase di indagini hanno già riferito agli agenti del Commissariato di Tivoli di non ricordare quanto accaduto perché sedati.
E a questo punto cosa succede? Il processo è praticamente finito e ai giudici non resterà che assolvere il gastroenterologo.
A meno che non venga in aula a testimoniare la fonte anonima che aveva informato la Polizia circa i presunti palpeggiamenti erotici praticati dal medico, o a meno che qualcuno dei pazienti non riesca a ricordare la presunta violenza patita in stato di sedazione.