La regione incrementa sulla richiesta di posti letto per “degenza da Covid”. Tredicimila nuovi casi positivi nel Lazio, ventisei i decessi, milleottocento i ricoverati, duecento le terapie intensive. Il rapporto tra positivi e tamponi è al 11%.
In Italia calano lievemente decessi e ammalati ma la tendenza dirompente di questo virus che oramai è riduttivo chiamare “variante” non cenna a veri momenti di arresto.
Nelle precedenti ventiquattrore i nuovi contagi da Covid arrivano a 192.320. Ieri erano stati 228.179. I decessi sono 380, ieri erano 434. Sembra una risposta del destino inesorabile di questa stagione pandemica. Mentre in autunno ci giubilavamo del fatto che in Italia il contagio era assai ridotto, contrariamente a quanto succedeva nel Regno Unito, In Germania, in Belgio, in Francia, nei paesi nordici, la pandemia è calata a sud in modo irrevocabile.
I dati di oggi, anche se mostrano una flessione non debbono far illudere come è successo nel recente passato. Ci siamo dentro e dobbiamo predisporre rimedi.
Il bollettino di oggi parla chiaro. Cresce l’occupazione negli ospedali per i pazienti Covid a quota 30%. Calabria, Friuli, Lazio Marche, Provincie Bolzano e Trento, Puglia, Valle d’Aosta. Impossibile trarre una logica o capire quale possa essere il fattore di tendenza. Va detto anche che Molise, Umbria, Basilicata, Campania ed Emilia Romagna conoscono un calo. Ma questo forse perché avevano già raggiunto l’apice.