“Il presidente? che sia una donna”…

IL tormentone progressista di questa quirinalizie si va a scontrare con la tendenza che il gentil sesso evidenzia quando sale ai piani alti della politica

Non se ne capisce bene l’origine. Ma il richiamo a ché i massimi rappresentanti della cosa pubblica siano donne oramai è un tormentone che dura da anni. Si tratta di una petizione di principio avvilente perché non riconosce la qualità delle singole ma chiede, in nome di non si capisce quale diversità, che sia una donna tout court colei che debba dirigere una grande istituzione di rappresentanza. E non si capisce neanche perché questo non venga invocato in sedi come, l’essere dirigente Asl o importanti incarichi nella magistratura o nel mondo dell’impresa. Quando si tratta di ministri o liste elettorali a tutti i livelli viene invocata la parità di genere.

Ed è un leit motiv tutto in chiave progressista. A ben guardare di progressista ha ben poco, perché non si premiano le idee e le qualità della persona singola bensì solo la sua appartenenza. Stavolta non più a un partito o a una corrente, bensì al genere.

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Il fatto che la tendenza a sinistra – sempre e solo espressa a voce, assai poco nei fatti – sia diventata un luogo comune del progressismo italiano dà da pensare al fatto che si voglia occupare un campo che invece è presidiato dal mondo conservatore. In effetti se andiamo a vedere da metà del Novecento le donne protagoniste del grande balzo erano e sono tutte nel mondo della destra o dei cosiddetti moderati. Mai una donna di sinistra. Ricordiamo come la sinistra italiana e il quotidiano La Repubblica tifava per la socialista Ségolène Royal alla presidenza della repubblica francese, ma ci accorgemmo che i francesi preferirono Sarkozy.

Diversamente a destra le donne funzionano. In testa a tutte Evita Peron, “presidentessa” argentina. Ma più in alto resta Margareth Thatcher, primo ministro iperliberista anglosassone che dettò un’epoca, ma non a vantaggio dei lavoratori. Tornando ad oggi, in Francia, è la destrissima Marine Le Pen che si pone proprio come leader dello schieramento contrario alla sinistra. Ma se andiamo a guardare anche Ursula Van der Leyen, presidente della commissione europea, è stata eletta nelle fila dei conservatori in Germania, così nella stessa terra, e sempre di stampo conservatore, è l’ex premier di sedici anni Angela Merkel.

Ma  – si dirà – bisogna guardare avanti! …

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L’ultima eletta al posto del povero Sassoli nuova presidente del Parlamento europeo è una rappresentante dei conservatori a Malta: Roberta Metsola.

Ce n’è abbastanza per dedurre che una “repubblica delle donne” guarderebbe a destra.

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