Eh no, purtroppo bisogna mettersi l’anima in pace, come si dice: il rincaro dei generi alimentari (tacendo sul resto) non accennerà a diminuire, persino la farina è prevista in aumento del 20%, con ovviamente relativa crescita del costo del pane che potrebbe diventare per noi consumatori un prodotto di lusso.
E non è finita qui. L’incremento della spesa per le materie prime impazza letteralmente (e praticamente) e questo significa costi in rialzo pure per frutta, verdura e pesce, di cui bisogna considerare anche l’utilizzo dei pescherecci che non vanno certo ad acqua. Le informazioni provengono dall’Ufficio studi e rilevamento prezzi del Centro agroalimentare di Roma, a Guidonia, che rileva aumenti dal 20 al 60% per vari alimenti rispetto al passato, con veri e propri exploit, tipo i finocchi, rincarati del 230% in più (sì, avete letto bene), considerando lo stesso periodo dello scorso anno, tanto da essere passati, all’ingrosso, dagli 80 centesimi del 2021 agli attuali 2,70 euro.
Perché? I prezzi alle stelle di energia e carburanti impattano non di poco sul trasporto dei prodotti. Come meravigliarsi che schizzino in alto in un’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada?
In Italia l’85% delle merci viaggia su strada: carburanti alle stelle, e noi paghiamo…
Come ben evidenzia un’indagine della Coldiretti, a subire gli effetti dei rincari è l’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione. Senza dimenticare che per le loro operazioni, gli agricoltori movimentano trattori funzionanti a gasolio (e dai con un +50%), mentre l’espansione di altri esborsi, dai fertilizzanti ai mangimi per gli animali, non conosce sosta. Da considerare inoltre che serve energia pure per le serre dove crescono zucchine e melanzane, ad esempio, fuori stagione, d’accordo, ma molto apprezzati sempre, tanto da trovarle per i negozi a 3-4 euro al chilo.
Produzione, conservazione, imballaggi: costi alti e noi paghiamo…
Ma anche la conservazione ci mette il suo per caricare i costi. Al Car si fa un super uso di energia per mantenere in forma le produzioni e questo dà un ulteriore alleggerimento al portafoglio, stimando un prezzo all’origine, in genere, di oltre 4/5 centesimi al chilo. E l’imballaggio delle merci, tra plastica, legno, carta, sfora qualsiasi budget immaginato. Poi, ci sono componenti per così dire “tradizionali”, ovvero maltempo e gelo: e via all’aumento stimato del 4% per i prezzi di frutta e verdura.
Perdere il sonno, ma un bel sauté ci sta sempre bene
Accipicchia, vi abbiamo fatto perdere il sonno? Non è tutto. Tali elementi, commenta il direttore del Car Fabio Massimo Pallottini, potrebbero portare a un ulteriore rialzo dei prezzi tra febbraio e marzo, visto che al momento i costi, dice lui, sono tutto sommato contenuti: che vuoi che sia un +60% per i pomodori (vabbeh sono di serra, non dovremmo mangiarli ma aspettare il sole dell’estate), un +50% per il salmone (eppure noi abbiamo tanto pesce azzurro nostrano), un +20% per le cozze (come si fa, però, a rinunciare a un gustoso sauté almeno una volta a settimana? Solo cozze, eh, senza le vongole, dal costo improponibile già prima di Natale)? Solo le arance rimangono stabili, i Tarocchi di Sicilia oscillano attorno a 1,20 euro al chilo: che fortuna, abbiamo tanto bisogno di vitamine e minerali. Se non altro per sopportare questa sfilza di rincari.