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I nostri Comuni “eroici” alla ricerca del Pnrr

Non si danno per vinti, si uniscono, studiano, ma quanto è difficile accedere alle risorse europee. La vecchia e “canagliesca” speranza di cambiare le cose non li fa desistere

Ma è mai possibile che non si riesca a mettere le mani (in senso benefico, ovviamente, che avete capito?) su almeno un po’ di quei 221,9 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza? Questa è una domanda che si sono/si stanno ponendo i Comuni (anche) del nostro territorio. Occasione unica, da afferrare attraverso la partecipazione a bandi specifici: alcuni sono già partiti (transizione ecologica, qualità dell’aria, mobilità sostenibile, scuola, digitalizzazione, turismo), altri lo faranno via via.

Cercasi personale: se non ora, quando?

E sono proprio gli enti locali, in primis i Comuni, a essere chiamati a rispondere a tali bandi. Però bisogna saperli individuare e comprendere se ci sono tutte le chance per accaparrarseli. Il fatto è che da noi di Comuni con il personale in grado di farlo, ce ne sono pochi, alcuni sono così piccoli che per loro sarebbe fantascienza ottenere qualcosa a meno che non si aggreghino con altri più grandi. Lo dice anche Nello Rondoni, assessore ai quartieri e attuazione del programma nell’amministrazione Proietti, a Tivoli:  “Il nostro, è tra i Comuni più fortunati, perché ha un ufficio apposito che si occupa di individuare i fondi europei per capire se sia il caso di parteciparvi e come, in un vero e proprio screening. Ma è costituito da due persone che, da sole, devono occuparsi pure di quell’unicum che è il Pnrr”. Oltre che del resto. Già, perché, in questa storia di fondi europei, non solo serve identificare i bandi giusti cui partecipare con maggiore possibilità di vincerli, ma anche avere “chi” lo fa e “lo sa” fare. I Comuni, come ha rimarcato più volte anche Riccardo Varone, sindaco di Monterotondo ma anche presidente di Anci Lazio, hanno davvero “fame” di personale all’altezza. Basta ricordare che le amministrazioni comunali hanno perso negli ultimi 8-10 anni il 20% dei propri addetti, a causa delle misure di contenimento della spesa da parte dello Stato. Dunque, come promesso dal Governo circa la formalizzazione di concorsi nella pubblica amministrazione, stanno attendendo che arrivino, questi nuovi dipendenti, perché senza le persone giuste anzi, il “numero adeguato” di persone giuste, non si può andare da nessuna parte e il rischio grosso è di perdere tante occasioni per migliorare la vita dei cittadini.

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Vietato spegnere i sogni

Comunque, tra i sindaci e gli assessori, non si spengono i sogni, e pure nel nostro nord-est, le buone ispirazioni non mancano, anche se rimane tuttora molta confusione. Intanto, gli amministratori locali vanno a scuola, almeno per informarsi bene. C’è ad esempio l’Osservatorio Sviluppo Lazio, finanziato dalla Regione Lazio, che aiuta a recepire al meglio le linee guida per la programmazione e la progettazione delle risorse in arrivo. E una serie di incontri come quello organizzato da Anci Lazio in collaborazione con Upi Lazio (Upi è l’unione delle province) e Uncem (unione nazionale dei comuni delle comunità montane) Lazio per il prossimo primo febbraio, dal titolo “1000 esperti Pnrr”. Ci saranno (in videoconferenza) 76 professionisti, tra ingegneri, giuristi, architetti, geologi, biologi, in grado di spiegare le procedure burocratiche per concretizzare i progetti del Piano di ripresa e resilienza. Serve sapere, non ci si può improvvisare, questa è la verità.

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Un elemento importante però è molto chiaro. Le risorse del Pnrr sono soprattutto destinate a opere importanti, nazionali, e per chi non ha dimensioni enormi, come accade ai nostri Comuni, bisogna siano affiancate da altri fondi, europei e statali, come i 10,6 miliardi di euro in totale che la Regione Lazio intende investire nei prossimi anni, convergendo su sanità, transizione ecologica, digitalizzazione, lotta alle disuguaglianze.

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