Sono trascorsi sedici anni, ma nessuno ha mai dimenticato la sua drammatica e straziante storia che ha sconvolto l’Italia intera.
Tommaso Onofri aveva 17 mesi quando la sera del 2 marzo 2006 venne rapito nella sua casa di Casalbaroncolo, vicino Parma.
Erano circa le 21, il bambino era a cena insieme ai genitori Paolo e Paola e al fratello maggiore Sebastiano. All’improvviso saltò la corrente e la famiglia si ritrovò davanti a due balordi incappucciati e armati. Uno puntò l’arma alla nuca di Tommy, l’altro intimò alla coppia di consegnare i soldi che racimolò 150 euro poi venne fatta sdraiare sul pavimento e legata col nastro adesivo.
Non era una rapina, ma un rapimento: i due portarono via il piccolo affetto da epilessia e bisognoso ogni giorno di un flacone di Tegretol. I carabinieri pattugliarono la zona, ma i malviventi riuscirono a far perdere le tracce.
Per un mese l’Italia restò col fiato sospeso davanti agli appelli di mamma Paola e papà Paolo, fino a quando i carabinieri individuarono un’impronta digitale sul nastro adesivo usato per immobilizzare i familiari.
Era del muratore Mario Alessi, che in passato aveva lavorato a casa Onofri: l’uomo confessò di aver rapito il piccolo Tommaso per ottenere un corposo riscatto col quale pagare dei debiti, ma lo uccise venti minuti dopo il sequestro perché piangeva troppo.
La sera del 2 aprile lo stesso Mario Alessi condusse gli investigatori e i Vigili del Fuoco sulle rive del torrente Enza, dov’era stato occultato il corpo del bambino. Il muratore è stato condannato all’ergastolo per concorso in omicidio.
Con lui sono stati condannati la compagna Antonella Conserva e il complice Salvatore Raimondi.